Tra post rock utopico e emozionale, i Malkovic augurano “Buena Sosta”

Autori: MALKOVIC

Album: Buena Sosta

Label: Costello’s

 

Lanciati nel vuoto e rimbalzati tra chitarre e divagazioni post rock. I Malkovic sono un collettivo rodato di tre scalcianti autori di solidità post rock. Amanti dei Verdena, ma anche degli Slint e di una tradizione italiana di fiera crudezza/docilità emo, i tre partono da Brescia e da Milano col loro piglio melodico e i guizzi di storie umane.

Tra abbracci ormai impossibili da dare e lontananze fisiche, Giovani- Fabio e Simone producono un Ep di 5 tracce tra il 2017 e il 2018, affidandosi alla capacità di trovare slanci tra effetti di chitarra e valanghe di amore solido per una scuola indie rock portata tra la foresta delle chitarre. Colossus e il suo peso del mondo è il punto di partenza giusto per lanciare lo smile forzato del loro “Buena Sosta”, tra ruvidità che si scuoiano subito con la melodia post-hc che avvolge i Malkovic.

Qualche passaggio math (Gnavi), ed ecco la titletrack più cantautorale, ma sempre scalciante e devota ad una scrittura metaforica, con cori che prendono dalla tradizione dei Gazebo Penguins e una certa voglia di isolazionismo costruttivo, che arriva sino in fondo al loro suono. La scuola americana e il suo basso frastagliato sono la scelta finale con cui chiudere l’ep, suonando Chitarrina, sempre più post rock e solo strumentale, ma capace di tirare fuori tutta l’animalità estrema che i nostri portano dentro.

 

Andrea Alesse

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