Recensione del disco di RosGos – Circles

“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”. Non ci sono parole migliori per presentare il nuovo album di RosGos, progetto alternative/wave del lombardo Maurizio Vaiani.

Perché Circles è un disco interamente ispirato all’Inferno di Dante.

Nove canzoni, una per ciascuno dei cerchi infernali, che esplorano anche un sound inedito per RosGos: vicino al rock gotico dei numi tutelari Mark Lanegan e Wovenhand, ma più elettronico e più oscuro che mai.

Dopo le lande desolate dell’apprezzato Lost In The Desert (2020, Areasonica), infatti, RosGos ha deciso di intraprendere una discesa nel buio, quello descritto da Dante ma anche quello che ognuno di noi porta dentro. Le canzoni hanno il titolo del peccato mortale che affligge le anime, ma non descrivono le pene in modo didascalico. Piuttosto le attualizzano, rendendole parte dell’io narrante, e di ogni ascoltatore disposto ad avventurarsi nella “selva oscura”.

Ad accompagnare il disco sono due videoclip, scritti e girati da Andrea Liuzza, uniti a formare un’unica storia: una storia gotica, misteriosa ed oscura, che reinterpreta liberamente degli spunti presenti nelle canzoni, aggiungendo un nuovo piano di lettura all’opera.

Circles, interamente scritto e cantato da Maurizio, è stato prodotto da Marco Torriani, già produttore del precedente Lost In The Desert. È invece una nuova etichetta a curarne l’uscita il 19 maggio: Beautiful Losers, label veneta che si è fatta conoscere negli ultimi tre anni per aver pubblicato una serie di progetti italiani lontani dalle mode e vicini all’indie internazionale.

Chi è che non ha nostalgia del cantante degli Screaming trees?

Ecco con Limbo i fans di Mark saranno già accontentati.

Nei suoi molteplici progetti paralleli ci sono sempre stati i synth e questo brano di Maurizio Vaiani fa capire subito all’ascoltatore il viaggio che dovrà intraprendere per 9 brani. Le chitarre distorte rendono questo brano più incisivo verso la fine come se fosse un’ode ad un dio che non c’è, o semplicemente come un grido d’aiuto.

Il secondo brano è Lust uno dei due singoli estratti dal disco.

La voce baritona è sempre presente con elettronica meno presente con la parte canora a farla da padrone.

Gluttony sembra abbandonare la new wave  per suoni più alternative/indie e post punk che stanno tornando in auge.

La parte ritmica di basso e batteria che fanno la voce grossa. Sicuramente il brano più contemplativo del disco .

Greed fa tornare alla mente Lust. In questo brano sento molto i Depeche Mode e i suoni anni 80/90.

Si torna al Rock “laneganiano” con Wrath, dove sembra ad assistere ad un ode all’oscurità degna di Blues funeral .

I campionamenti molto simili a Tool e compagnia rendono il brano molto orecchiabile.

Heresy è un brano pressochè elettronico dove i pensieri dell’autore prevalgono sulle chitarre distorte.

Violence rientra nell’oscurità di mr gravedigger , ma qui la passione per Tool e la sperimentazione alla Trent Reznor escono allo scoperto ancora di più.

Fraud il secondo singolo, è una presa di coscienza dal ritmo veloce. Suoni più diretti e voce meno malinconica, come per far capire all’ascoltatore che sta per terminare il suo viaggio .

Dopo il buio si vede sempre la luce ed in questo caso le stelle . Ecco cos’è per me Treachery.

Questo disco di RosGos è molto interessante .

Ad un primo ascolto sono chiare le indicazioni che vuole dare alla sua musica e anche se forse ci vuole più di un ascolto per digerirlo tutto alla fine quello che viene fuori è un prodotto ben riuscito, dove c’è la ricerca di una musica nuova, che forse per i molti non lo è, ma che di sicuro al popolo italico rappresenta una grossa e bella novità.

Un ringraziamento particolare a Beautiful Losers 

Testo di Carlo Vergani

 

 

 

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