Hollywood Vampires, la recensione di Rise

Hollywood Vampires

Rise

 

La prima volta che ho capito che Johnny Deep non fosse solo l’attore di “Edward mani di forbice” ero un quindicenne entusiasta del suo cd nuovo di zecca di “Be Here now” degli Oasis. Sfogliando il libricino all’interno (che bei tempi!) scopro che in “Fade in out” è proprio lui a suonare la chitarra.

Tante cose sono successe nel frattempo sia a me che al buon Johnny (di certo le sue molto più interessanti): tra queste la formazione nel 2015, insieme a Alice Cooper e Joe Perry, degli Hollywood Vampires, che tornano quest’anno con il loro secondo album “Rise”.

La schitarrata iniziale che fa da prologo alla prima traccia “I want my now” fa subito capire in che direzione vuole andare il gruppo: un rock&blues puro, riff graffianti, la voce di Alice Cooper rinata e Joe Perry che in ogni pezzo ci regala quell’assolo che tutti ci aspettiamo e che eppure trova il modo di essere originale.

Il super gruppo statunitense rappresenta quel porto sicuro in cui rifugiarsi in una epoca turbolenta, durante la quale diventa spesso difficile distinguere il bene dal male, musicalmente parlando (ma non solo). Certo, si tratta di un disco basato su stili già ascoltati, ma se nel mezzo ti ritrovi a ballare su un pezzo scatenato come “Welcome to Bushwackers” con l’icona Jeff Beck alla chitarra, realizzi chiaramente che, se un disco è suonato bene, conta poco che non sia una novità stilistica assoluta.

Come nel primo album, anche in questo lavoro la band sceglie di eseguire alcune cover, tra cui spicca “Heroes” cantata da Johnny Deep, alla quale si affiancano “You can’t put your arms around a memory” di Johnny Thunders cantata da Joe Perry e “People who died” della Jim Carroll Band che precede “Congratulations”, pezzo recitato dai componenti per condurci alla fine del cammino del disco.

 

D.C.

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