Arto Lindsay, nuovi suoni d’avanguardia e ottimo sapore

Autore: Arto Lindsay
Album: Cuidado Madame
Etichetta: Ponderosa Music & Art
Ufficio Stampa: A Buzz Supreme

Cuidado Madame sta letteralmente per Attenzione signora. Un grido di allarme e avanguardia musicale ispirato ad un film dell’underground opera del regista brasiliano Julio Bressane, una pellicola che racconta degli allegri e brutali omicidi commessi da una cameriera che ammazza una dopo l’altra le sue padrone. Genio e spiritualità animano dunque questo nuovo album di Arto Lindsay, dal nome evocativo e dalle struggenti composizioni sperimentali, messe in atto attraverso una forma canzone. E l’Arto che abbandona le sfuriate noise a favore del tropicanesimo elettronico, punto di arrivo di un autore che diventa sexy e poliedrico a suo gusto, in undici tracce e in mille arrangiamenti. Cuidado Madame, che esce oggi, 28 aprile, per Ponderosa Music & Art, è prodotto dallo stesso Arto Lindsay e dalla sua schiera di musicisti, da Melvin Gibbs a Paul Wilson, da Kassa Overall a Patrick Higgins, da Ryu Takahashi a Thiago Nassif. Un disco da ascoltare attentamente, in cui il suo passato di hipster del vecchio millennio, che lo ha portato a vivere in Brasile dove i genitori erano missionari, e che riaffiora prepotente e dinamico anche grazie ai ritmi di Candomblé, sequenze di percussioni spirituali che provocano possessione e trance.

Il processo è iniziato dalle registrazioni degli atabaques in Brasile, su cui Arto Lindsay ha poi scritto melodie e testi in studio a Brooklyn, portando nel continente nord le ammirevoli spigolature di un esercizio musicale che ricorda un disegno da post Caetano Veloso che va a braccetto con ritmi moderni e polistrumentali.
Si inizia immediatamente con i colpi elettronici di Grain By Grain, lodevole esercizio che usa l’inglese per farci capire l’impossibilità di odiare questo Arto Linsday, lontano dai tempi magici dei DNA ma vicino ai nostri spiriti di viaggiatori con Brian Eno nel cuore. L’ottavo album di Arto non è quindi roba da poco, colpito nel profondo dalla percussioni di Each To Each mentre l’ambient electro fa il suo dovere con un ritmo trasfigurato di musicalità che anche i Tortoise non disprezzerebbero.
Dalla terza traccia, arriva finalmente il Brasile assolato che ha formato la carica musicale di Arto. Ilha Dos Prazeres, prima, e Vao Queimar Ou Botando, dopo, utilizzano la lingua verde oro e le immancabili percussioni, tenute insieme da sperimentali esperimenti musicali. Il disco è comunque pieno di coordinate, quali i racconti di prigionia del New England, a bolla speculativa giapponese e, asorpresa, il Golfo di Napoli, luogo che tiene insieme quel sapore mistico tra le popolazioni del sud America e del sud Italia, passionali e magiche.
La vena espressiva di Linsday è comunque sempre densa di scomuniche musicali lanciate all’ordinario, come nella teatralità campionata alla Matmos di Arto Vs. Arto. Unpair ci regala poi una sorpresa, sempre accompagnata dall’assordante rumore di fondo dei tamburi brasiliani, alzando il tiro verso un free post jazz confusionario e felice che anima il tutto prima della passeggiata finale con la chitarra in Pele de Perto. Ciudado Madame, quindi, ma anche Ciudado ascoltatori!

Testo a cura di Andrea Alesse

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