Stella Maris in concerto al Circolo Ohibò sabato 10 marzo, non mancate e inanto preparatevi con la nostra recensione.

Arrivano sabato 10 marzo al Circolo Ohibò di Milano le liriche melodiche e il gusto new wave degli Stella Maris. Un progetto musicale che ha sancito una delle più interessanti uscite musicali dell’alternative italiano del 2017,  e una band preziosa che salirà sul palco per suonarvi i brani del loro omonimo disco.

Nell’attesa dell’evento, a cui si accede a soli 8 euro e tessera Arci al seguito, ecco una breve recensione del loro album, per rinfrescarvi la memoria e arrivare preparati al live.

Autore: Stella Maris

Album: Stella Maris

Label: La Tempesta Dischi

Di supergruppo si è sicuramente già parlato, ma per conoscere gli Stella Maris si deve ripartire dalla composizione del quintetto, per capire anche la sensibilità e l’umore musicale di una band nata dall’urgenza di scrivere melodie toccanti e poetiche, ma anche di affermare una certa sincerità rock portata sulle spalle di una musica dai rimandi new wave, spesso intimista e biografica.

Gli Stella Maris, nome dalle molteplici interpretazioni (a me ricorda per esempio un campo da basket mitologico nel pesarese, ma non linciatemi per questo) nascono da un’idea del poliedrico Umberto Maria Giardini (citofonare Moltheni e non solo) e di Ugo Cappadonia, che si uniscono a Gianluca Bartolo (Il Pan del Diavolo), Emanuele Alosi (La banda del Pozzo) e Paolo Narduzzo (Universal Sex Arena).

Chitarre piene di pathos sensoriale e liriche che si costruiscono intorno alla capacità interpretativa di Giardini, ma anche atteggiamento da rockers che rifiutano la triste realtà della second life (sentitelo in modo diretto in Piango pietre). Gli Stella Maris non hanno bisogno di riconoscersi in un filone preciso, giocando a cavalcare il pop di Eleonora con accordi alla Belle and Sebastian che seguono il cantato in italiano, oltre ad un accento twee accattivante che si fa ben apprezzare.

Dove ci mette lo zampino il tessuto melodico/poetico di Umberto Maria Giardini, però, non si può non parlare di storie raccontate e passioni d’amore. Ed ecco allora l’acustica di una tenue Tutti i tuoi cenni, canzone quasi cinematica da sceneggiatura malinconica che si costruisce anche con un battito percussivo di sottofondo molto atmosferico. Uno dei gioielli dell’omonimo album Stella Maris è comunque il brano L’Umanità indotta, energico ma anche ancorato alle chitarre dei The Radio dept. Una post new wave che ci parla di difetti e di avvistate officine dell’umanità, che in Rifletti e rimandi porta in scena una sorta di alt indie folk in tono con un italianità (non solo musicale) non in vendita, il tutto con ritmi catchy e sempre melodici.

Un album che lascia il segno , in cui tutti i dieci pezzi creano comunque un idea di band particolare, una combriccola schiva ma che richiama in un certo senso anche la porcellana della copertina, in quanto sa essere proprio come quella: preziosa e costruita per durare.

Non fatevi pregare, spegnete le inutili tribune elettorali di questo periodo e andate a vedere gli Stella Maris al Circolo Ohibò, non sarà come tutte le altre sere.

Andrea Alesse

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