Space Aliens From Outer Space, la recensione di “Nebulosity”

Space Aliens From Outer Space

Nebulosity

Cheap Satanism – Escape from Today

 

Formazione nuova e nuovo disco, il quarto, per una  band di visionario  e alterato space prog rock alieno. Una condensazione di suoni eterei e di natura spaziale nel vero senso della parola, con un’atmosfera cinematica che avvolge il disco e la sua connotazione filmica da b-movie americano “del terzo tipo”.

Sapete di quei film degli anni ’80 in cui alieni indefiniti attaccano la terra con navicelle che oggi sono più obsolete delle auto senza pilota di Google e co.? Bene, i nostri Space Aliens From Outer Space suonano come la rivincita di questi alieni, venuti in pace e desiderosi di un approccio che utilizza vocoder e chitarre weird psych. Niente elettronica pura, ma sintetizzatori spaziali e costruzioni desiderose di emergere con fantascientifiche alterazioni di esoterismi rock dal respiro progressive.

Robotici sin dall’inizio con Asterysm, gli Space Aliens From Outer Space suonano alterando la percezione alla John Carpenter, e con qualche effetto cosmico sono molto ordinati in Entanglement. Mi dicono Flaming Lips, anche se la loro attrazione sonora è anche legata ad una cultura altra che ricords americani di successo come Psychic Ills. Una proposta particolare la loro, con un arpeggi blues nella traccia Propulsion e nuove sonorità che si celano in Into the Nebula in attacchi più galattici.

Il ritorno sulla terra è targato Starchaser, film culto ma anche ultimo giro di valzer del loro dico “Nebulosity“, con una navicella di chitarre velate che chiude il viaggio con una maggiore tensione, e anchge con un ritmo più musicale, ma con il solito alienante  e sinistro vocoder di fondo.

 

 

Andrea Alesse

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