Nero Kane, la recensione di “Love In A Dying World”

Nero Kane

Love In A Dying World

American Primitive

 

 Nero Kane è il nome d’arte di Marco Mezzadri, songwriter e di matrice oscura, amante delle liturgie psichedeliche e del blues folk malato. Il suo Love In A Dying World è il titolo dell’album di debutto registrato e prodotto presso Valley Recording Company a Los Angeles da Joe Cardamone (The Icarus Line / Holy WarL’album), pubblicato sotto il collettivo artistico American Primitive e composto da dieci brani arrangiati e suonati interamente da Kane e Cardamone. Tutti i testi sono scritti da Kane, un musicista che inizia a mietere vittime con Black Crows e il suo torpore con voce alla Liars, per proseguire lungo le direttici desertiche di Brian Joneston Massacre che incontrano la polvere  e le scarpe a  punta di chitarristi senza meta dispersi lungo qualche vallata.

La traccia Desert Soul potrebbe essere il loro anthem, con chitarre pizzicate e pathos che fa invidia ai padroni dello psych rock, in un album che non ama cambiare intonazione o genere, cercando interiormente con canzoni come Dream Dream una sua personalità, frutto di una sicurezza e un taglio cantautoriale da trazione cinematica di tipo western.

Nero Kane parla anche di amore in Eleonor, accorciando le distanze con un certo rock anni 70 figlio di Lou Redd, ma sempre inviato in una dimensione da eroe della “guitar solo attitude”.

Cercatelo in tour (16 febbraio Brescia, poi Milano il 21 e Roma il 26 febbraio), con le sue malinconie (So Sad su tutte) saprà cambiarvi in meglio la serata.

 

Andrea Alesse

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