Mutonia – Intervista

Dal 10 ottobre, Giornata della Salute Mentale, è disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in formato fisico “MALÈSSERE”, il nuovo album dei MUTONIA. 

“Malèssere” è il primo disco in italiano dei Mutonia. Si tratta di un concept album che racconta storie di vita giovanili, un progetto composto da 14 brani che sono stati letteralmente vomitati dopo X Factor. “Malèssere” spiega che non solamente noi viviamo con noi stessi ma che conviviamo anche con i nostri mali che tra le varie, si prendono cura di noi.

 

Ciao ragazzi e benvenuti su the front row. Raccontateci un po’ di storia della band: chi sono i fondatori ufficiali, quando è nata la band e com’è nata l’idea?

Ciao! Piacere ragazzi! Allora, c’era una volta… I Mutonia si sono formati nel 2009, dopo varie ricerche in paese per trovare gente che volesse suonare ed intraprendere un percorso serio!

In poche parole, io (Prostin) cercavo gente con cui suonare, contattai Fabio che contattò il primo batterista, Maurizio e da quel giorno abbiamo iniziato a suonare, scrivere, vivere la nostra musica.

 

Parlateci un po’ del nome della vostra band: come nasce e che significato ha per voi

Ricordo che a quei tempi eravamo teenagers alla ricerca del nome perfetto per una band, doveva suonare come qualcosa di unico, non banale! Ricordo come fosse ieri che Fabio trovò “MUTONIA” su internet dopo aver scritto “punk”, “discarica” e parole simili (avevamo 13 anni e ascoltavamo Green Day, Punkreas, Offspring, ci affascinavano queste cose, è spesso normale per ragazzini di quell’età).

Il nome fu deciso e STRAORDINARIAMENTE ci ritrovammo in esso, anno dopo anno noi “mutavamo mantenendo l’essenza di quel che eravamo”, dei ragazzi che vogliono fare musica.

 

Questo significato “mutare mantenendo l’essenza di ciò si è” l’abbiamo estrapolato dal lavoro che fanno i mutoids a Sant’Arcangelo di Romagna, ovvero trasformare rottami (e non) in opere d’arte. Quello che facciamo noi è trasformare le nostre esperienze, i nostri racconti di vita in musica.

 

Presentatevi a chi non vi conosce: descriveteci il vostro sound e a quali gruppi e generi vi ispirate maggiormente. Tralasciando il solito discorso “non ci piace essere catalogati in un genere preciso”, in quale movimento/genere vi collochereste?

Descriviamo sempre il nostro sound come: fuckin’ rock, un rock DIRETTO, nudo e crudo. Amiamo: Queens of the Stone Age, Royal Blood ma anche Nine Inch Nails.
In quale movimento genere mmh, è difficile, forse un Desert Rock (per sound) tendente al Grunge (per scrittura).

 

Come descrivereste “Malèssere” l’ultimo lavoro che avete realizzato e cosa possono aspettarsi gli ascoltatori dalle vostre canzoni?

Un disco che vi aiuterà a convivere con il vostro malessere!
Il disco è variegato, presenta anche due ballad “ASCOLTAMI” e “FINO ALLA FINE” con lo speciale featuring: ERIO. Ce n’è per tutti ed è scontato dire che si deve ascoltare ad alto volume! Dal vivo poi il rock è sempre meglio!

 

Ora parliamo della vostra discografia e carriera: qual è stata la prima cosa in assoluto che avete mai registrato, cosa avete inciso fino ad oggi e quante esperienze dal vivo avete avuto?

La nostra prima registrazione risale al 2011, registrammo 9 tracce punk (in italiano) in un garage di un vecchio batterista del paese, quel disco venne fatto ascoltare solamente ad una cerchia ristretta di amici e basta.

Dopodiché registrammo: nel 2012 un demo, nel 2014 il nostro primo album “Blood Red Sunset”, poi il secondo album “Wrath of the Desert”, poi due EP, 2016 “One Way Ticket”, 2019 “Radio EP”, nel 2020 un album live “…More from Radio”, il terzo album nel 2022 “13”, tutta una serie di singoli sparsi come “Merry Christmas Motherfucker” e poi il nuovo disco “MALÈSSERE” 2023.

Abbiamo suonato molto in quasi 15 anni di carriera (tra aperture, festival, club, trasferte) e contiamo di suonare ancora e ancora.

 

Quale vostra canzone consigliereste a chi non vi ha mai sentiti?

Solo una? Dai facciamo due! Rebel e BABY!

 

Qual è finora il momento più bello e/o importante da quando siete una band?

Il momento più importante è stato sicuramente lavorare con Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo. Il momento più bello è stato il giorno che abbiamo iniziato a suonare e ogni volta che facciamo le prove!

 

Chi è il principale compositore del gruppo? Usate qualche metodo per assemblare tutte le idee che vi passano per la testa?

È capitato molto spesso che mi venissero fuori cose ed iniziassi a scrivere e portassi un brano già finito. Ma di solito quando qualcuno ha un’idea la porta in sala e si lavora, è sempre la cosa più bella, ad esempio per “FINO ALLA FINE” è stato così, idem per “ANCORA”, “VIAGGIARE”, “INDIFFERENTE”.

 

Parlateci un po’ dei vostri testi: chi è il songwriter principale e quali sono gli argomenti che preferite trattare? E poi, meglio la lingua inglese o italiana?

Io scrivo tutti i testi. Gli argomenti di solito vengon fuori in base alla situazione che la band sta vivendo in quel preciso momento. Ho sempre apprezzato entrambe, l’inglese per la musicalità, l’italiano per l’ampia scelta di vocaboli.

 

Quant’è importante per voi l’attività live di una band e quant’è determinante, secondo voi, la presenza scenica e perchè?

Il rock è importante portarlo sul palco perché ha la capacità di prendere vita, unisce e ha la capacità di “svegliare” una parte di pubblico che magari è legata più alle immagini “pop” che passano le radio piuttosto che alla musica di una band.

La presenza scenica viene naturale, se ce l’hai, ok, la gente le nota queste cose, le vede, come vede se sei solamente un buffone che si atteggia.

 

Quanto conta, secondo voi, il look di una band al giorno d’oggi? Voi avete un vostro “dress code” oppure salite sul palco come capita?

Ogni outfit racconta e porta in scena il concept di ogni lavoro che si fa in studio.
Il nostro outfit fondamentalmente “elegante, curato” rappresenta l’accettazione, il matrimonio e la convivenza tra noi e il malessere che portiamo (sul palco e in foto).

 

Cosa possono aspettarsi i ragazzi che vengono ad assistere ad un vostro show?

Dal vivo siamo pura energia! Si ritroveranno a cantare con noi e a saltare senza nemmeno accorgersene! Andranno via spettinati (e alcune incinte, è successo).

 

Un vostro parere sulla scena italiana e suggerimenti per accrescere il movimento underground sempre più affollato; inoltre vorremmo che ci indicaste quali sono, secondo voi, i migliori gruppi italiani del momento.

A volte siamo così concentrati su quello che stiamo facendo, che magari non prestiamo attenzione mmh, ma sicuramente tra i migliori della scena ci sono: Little Pieces of Marmelade, Elephant Brain, Circus Punk, Bengala Fire e altri che al momento ci sfuggono!

BISOGNA USCIRE E ANDARE A FARE CASINO AI CONCERTI, SEMPRE DI PIÙ!!! 🙂
Bisogna far suonare le band, senza sosta, per farle migliorare, crescere e diventare grandi e quel punto saremo orgogliosi del lavoro fatto in Italia e queste band spaccheranno, usciranno e lasceranno spazio ad altre.

 

Meglio uscire per un’etichetta discografica (che sìa major o indie) o lasciare l’intera gestione della band in stile D.I.Y. e perchè?

Per noi è fondamentale lavorare con gente del settore, l’importante è capire come farlo, dove e con chi. Ogni band deve trovare il suo canale e lavorare li, con focus.
Da soli si riesce a fare fino ad un certo punto, poi non riesce, la mole di lavoro si somma e non riesce più a sostenere (bene almeno) tutto, lo dice qualcuno che lo ha provato sulla sua pelle.


Quanto vi hanno aiutato i social network come Myspace, Facebook, Twitter a farvi conoscere e quanto in generale questi strumenti possono aiutare un gruppo a farsi conoscere rischiando però di cadere nella marea di band emergenti che forse abusano di questi mezzi? A tal proposito, quali sono i vostri contatti sui social network?

Myspace! Eravamo anche li, che figata! Se usati bene, in modo sincero i social possono aiutarti ad entrare in contatto con gente che ama la tua musica e ha la tua stessa visione, chiaramente.

Siamo su Instagram come: mutonia_rock, su Facebook, su YouTube i nostri video, su Spotify la nostra musica e su TikTok anche, sempre con “mutoniarock”.

 

Se, fantasticando, poteste scegliere un producer con il quale lavorare, chi scegliereste?

Butch Vig!

 

E con quale musicista/gruppo realizzereste invece una canzone (o un remix) assieme?

Royal Blood

 

Ultima cosa: lasciate un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarvi.

Messaggio promozionale: stanco di vivere con il tuo malessere? Non trovi soluzioni? Non ce ne sono, ascolta i MUTONIA e convivici in modo rock! 🙂



Un grazie a Red&Blue – Music Relations

Testo a cura della Redazione

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