Murubutu, la recensione di Tenebra è la notte

MURUBUTU

Tenebra è la notte

Glory Hole Records/Mandibola Records/Irma Records

 

Professore del rap, niente testi dediti al cazzeggio ma un innesto della filosofia di strada nella filosofia e nella storia. Murubuto, aka Alessio Mariani è il prototipo dell’artista he rifugge da luoghi comuni e strade solite, per unire il rap alle rime che prendono fuoco. Attitudine e passione per un rapper che sposa la vecchia scuola di Kaos One nella coltre di fumo urbana di Buio.

Storie di uno spessore che prende vita con voce decisa in La vita dopo la notte, costruendo una sorte di hardcore-rap con Messosangue e Dj T-Robb in un pezzo bomba come L’uomo senza sonno. Tram cinematografica e insonnia old school figlia della relazione con i maestri della scuola italiana. Lou x se la ride compiaciuto, quindi, ad ogni piatto che scivola strisciando, in un album in cui il concetto di notte è figlio di una passeggiata in stile filmico, come in Dal tramonto all’alba di Rodriguez.

Crepuscoli che riempiono i palazzetti con sold out, mentre Murubutu coinvolge anche Caparezza nelle trame folk-rap di Wordsworth, per poi abbracciare Dutch Nazari e Willie Peyote in Occhiali da luna, un pezzo dal beat melodico e dalla nostalgia lucida delle partenze.

Ogni pezzo è aperto dal rumore affascinante delle cicale notturne, mentre una poesia di Ada Merini campeggia nell’album celebrando la notte, luogo dove le avversità calano di tono e si cercano nuovi stimoli. Forse quelli della titletrack, in cui la voce femminile di Dia assiste Murubutu per chiudere in bellezza un disco di rime e racconti.

 

 

Andrea Alesse

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