Motel Satori, la recensione di blossom and flower

Motel Satori

Blossom and Flower

 

Cora Marzola e la sua voce guidano un introspettivo gruppo che parte da Ferraia per conoscercela scena mondiale slow-core ed elettro-noir. Sono quattro le tracce del loro ultimo lavoro, in cui le letture della parola musica sono acclamate da drum-machine e battiti elettronici.

Pulsazioni nordiche in un cantato in inglese che viene fatto con parsimonia e cura, tanto da essere acclamato e coccolato da molti addetti ai lavori. Essere impuri (Impure, per l’appunto, traccia d’inizio) è un dono, come peraltro è un dono il basso molto dark che prende in mano The Loophole, canzone dal lungo respiro e dalla marea. I Motel Satori sanno suonare, inventando alchimie che ricordano nei beat Sarah Stride e che si misurano con vecchi riverberi eighties, ora vicini ad artisti come Han.

La melodia rarefatta  accompagna poi Americab Venus, in un pezzo rock oriented vecchio stampo, sino ala conclusiva esplosione di sapore jaminiano della finale A wiggie in Space, sempre con la voce di Cora che rende tutto più metafisico.

 

Andrea Alesse

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