Tusks, al secolo Emily Underhill, compositrice e producer di splendida musica indie elettronica carica di atmosfera, torna con l’album della rinascita dopo il successo scaturito dal precedente “Dissolve”.
“Avalanche”, è uscito 14 giugno per One Little Indian / Audioglobe (recensione sul nostro sito).
In occasione del suo live milanese alla Santeria Paladini l’ho intervistata, per farvela conoscere meglio.
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Ciao Emily e piacere di conoscerti. È la prima volta per te che vieni in Italia?
No, sono stata una volta in Sicilia in quanto ho degli antenati in quelle zone. Un isola stupenda e gente cordiale. Oggi ho fatto n giro a Milano e mi è piaciuta molto.
Sei qui per presentare il tuo nuovo disco Avalanche. Ho letto che un disco nato tra mille difficoltà. È vero?
Si, il cammino verso la realizzazione di questo disco è stato pieno di avversità: nel gennaio 2018, ho subito una grave frattura al gomito e ho temuto di non poter più suonare alcuno strumento. È stato orribile per me che vivo si musica. Poi piano piano sono tornata a scrivere e suonare, ma è stata dura.
Un nuovo album denso di significati, dunque.
Si, Avalanche è una valanga di idee e pensieri. È suonato con la chitarra e i contenuti, affrontando tematiche ostili come la salute mentale e il sessismo. Un disco impegnativo, in cui ci ho messo tutta me stessa e in cui ho messo a nudo le sfide della vita, che ora affronto con strafottenza. Mi è stato diagnosticato un Disturbo Ossessivo-Compulsivo, una sensazione schiacciante e di ossessiva responsabilità verso gli altri, una specie di senso di colpa perenne. A volte, dopo aver guidato, sto male al pensiero che se non fossi stata attenta avrei potuto investire un nella propria testa è terrificante. Odio parlare di cose così personali, ma ho ritenuto necessario farlo.
Quali sono le tracce che più ti rispecchiano in Avalanche?
Sicuramente Peachy Keen, una canzone contro il sessismo imperante e le sue dinamiche politiche, ma anche Be Mine, in cui esorto a sentirsi felici con la propria personalità, e Bleach, con i suoi riverberi.
Una curiosità. Tu sei inglese. Come vive la Brexit un’artista come te?
Una situazione paradossale, un gran casino generato da chi non conosce bene lo stato delle cose, ossi ai sostenitori di Farage e simili. Una brutta faccenda che io che vivo a furi dalal provincia e altri come me stanno subendo, e pe la quale non vedo lieti fini.
Torniamo alla musica. Cosa ci dobbiamo aspettare dopo l’uscita del disco?
Stiamo programmando il tour e tra poco partiremo. In calendario abbiamo già Vienna e altre località. Speriamo di portare il disco lontano e con passione
Andrea Alesse