Intervista Sergio Ruggeri

Un nuovo ritorno per Sergio Ruggeri, l’artista indie triste di Roma che, dopo la firma con La Crème Records, pubblica il singolo “Forse Forse” (via Virgin Music Group Italy) disponibile dal 2 febbraio in radio e in tutti i digital stores. Un brano che racconta la fine di una relazione tossica da cui l’artista esce completamente rinato.

Come dopo un incidente o una rissa, nella copertina Sergio ha il volto tumefatto e pieno di lividi, ma è ormai conscio che tutto si supera:
La parola chiave è consapevolezza, il pezzo si chiama “Forse Forse” e dovete immaginare di discutere con delle persone non a livello verbale ma fisico. Dopo che uscite da una rissa vi rendete conto di esservi fatti male, ma comunque è un male per il quale dopo due o tre giorni guarite, acquisite la consapevolezza di non essere fatti di carta e le cose si sistemano, si va avanti comunque – racconta Sergio – Questa canzone l’ho scritta quando ho capito che il dolore era andato via; è la consapevolezza dopo che hai fatto un incidente, in fin dei conti ti è andata bene, ora si va avanti. Si risale in macchina e si riparte.

Il testo si sviluppa seguendo due metodi ben precisi: da un lato Sergio ci porta nel suo mondo utilizzando immagini concrete in cui l’ascoltatore può identificarsi, dall’altro invece la descrizione delle sensazioni che questo superamento comporta. Con uno fotografa, con l’altro ti trascina dentro, ti avvolge:

 

Avrei dovuto fare piano / Avrei dovuto darti retta / Malinconia sopra la testa / Come un ombrello che ci copre

 

BIOGRAFIA SERGIO RUGGERI
Sergio Ruggeri nasce a Roma il 29 luglio 1994. Cresce immerso nel mondo della musica grazie ai suoi genitori, in particolare alla mamma, che lo avvicina alla dance internazionale degli anni Ottanta e al cantautorato italiano facendogli ascoltare pietre miliari come Battisti, Dalla e Battiato. Con una quasi laurea di economia in tasca, sceglie di intraprendere la carriera da attore riuscendo ad ottenere alcuni ruoli importanti, tra cui la parte di Vittorio nella serie “Baby” di Netflix.
Il mondo del cinema lo affascina ma negli anni comprende di voler stare dietro alla telecamera, di voler diventare narratore attivo di storie ed è così che inizia a scrivere canzoni nella sua cameretta. Nel 2021 è decisivo l’incontro con il producer Matteo Gasparini con cui si crea sin da subito una grande sintonia che porta alla pubblicazione del singolo d’esordio “Testate”.
Per Ruggeri scrivere canzoni diventa il modo per acquisire consapevolezza di sé: riempire il foglio significa concretizzare i processi e metabolizzare gli eventi della vita. Tuttavia, la passione per il cinema trova spazio nella realizzazione dei suoi videoclip musicali che possono essere tranquillamente definiti dei veri e propri cortometraggi.
Dopo un manipolo di pezzi usciti in questi anni, la firma con La Crème Records e la pubblicazione del singolo “Forse Forse” segnano l’inizio di un nuovo capitolo del suo progetto artistico.

 

Ecco l’intervista con l’Artista

 

Ciao, presentati a chi non ti conosce e descrivici la tua vita artistica in breve.

In realtà non so neanche se posso definire la mia breve vita “artistica”, sicuramente mi viene da dirti che oggi si abusa un po’ di termini come “sei un artista, sei un genio”. Mi piacerebbe tantissimo fare bene e meritarmi questo appellativo, sicuramente vorrei fare una vita da artista, ma facendolo bene. Esprimermi e raccontarmi è quello di cui ho bisogno, ma voglio farlo bene. Inizialmente era difficile per me esprimermi, ho iniziato a scrivere come esercizio terapeutico per leggermi poi ad alta voce e riuscire a raccontarmi.  Questo esercizio mi è servito tanto e ad oggi scrivere è diventato un modo di liberarmi, una vera e propria esigenza: mi serve fisicamente. Ho poi iniziato ad utilizzare le parole vicino alle note perché se mi chiedi qual è la cosa migliore che ho conosciuto al mondo è proprio questo connubio. 

Cosa rappresenta per te “Forse Forse”?

“Forse Forse” è il penultimo tassello di qualcosa che riguarda il passato. Nella mia scrittura ritorna il passato, ma tornerà anche il futuro, non seguo regole. 

Perché hai scelto una foto così d’impatto per il tuo singolo?

Penso che vada di pari passo con la canzone. La metafora della rissa o di uno scontro fisico la puoi riproporre. Molto spesso quando sei in una situazione dove ti rendi conto che le ferite che hai dentro non guariscono, magari scioccamente pensi che sarebbe meglio avere una faccia spaccata che per due mesi ti curi con cerotti e mercurio piuttosto che un malessere interiore che, quando ti prende, è massacrante. 

Come è cambiato il tuo stile musicale da quando hai iniziato ad oggi?

Posso dire che è cambiato, è un mondo che ancora non vi sto facendo conoscere. Sono sicuro che l’ascoltatore potrà rendersi conto di una mia evoluzione perché man mano che fai le cose capisci dove vuoi arrivare. Sono consapevole che sto cambiando e che ho già cambiato alcune cose, per esempio le scelte sugli strumenti. Il mio cambiamento però è qualcosa che il pubblico conoscerà in futuro, con i prossimi singoli. 

Se potessi duettare con un cantante vivo o morto chi sarebbe?

Mi piacerebbe sicuramente duettare con la vecchia guardia. Apprezzo e stimo diversi artisti che fanno parte della scena contemporanea, come per esempio Motta. Se proprio devo scegliere oggi con chi duettare ti direi che forse passerei un pomeriggio ad osservare Dalla al pianoforte mentre mi fa qualche domanda o mi racconta qualche sua bravata. 

Quali sono i tuoi cinque cantanti preferiti in assoluto?

Ma allora cinque cantanti preferiti non li ho, ascolto tanto di quella roba che mi fa godere che non saprei farti dei nomi precisi. Se proprio dico Liam Gallagher, Dalla e se vogliamo andare dentro qualcosa di più romano, ti nomino il grande Franco Califano. A cinque non ci arrivo, ascolto tanta di quella roba che mi fa godere, ma no

 

Un ringraziamento a la La Crème Records

Intervista a cura della redazione

 

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