intervista ai LOST

Dopo il successo estivo di “Sole Tropicale” con Giorgieness, i Lost tornano con la loro originale reinterpretazione di “Con un deca”, celebre brano degli 883, da oggi disponibile in streaming e nei digital stores.

Un nuovo tassello nel percorso dei Lost che dal 2003 calcano la scena musicale italiana collezionando importanti premi e il consenso di pubblico e critica.

 

Ecco l’intervista fatta da Carlo Vergani

Ciao ragazzi e benvenuti su The Front Row. Come prima cosa presentateci la formazione della band e da dove venite.

Ciao! Noi siamo Lost (Walter, Roberto e Luca) e veniamo da Vicenza.

 

Raccontateci un po’ di storia della band: chi sono i fondatori ufficiali, quando è nata la band e com’è nata l’idea?

La band è nata nel 2003 da un’idea mia (Walter) e di Roberto. Eravamo in pieno periodo pop punk, ascoltavamo band come Blink 182, Sum 41, Good Charlotte e tutto ciò che volevamo era poter fare la stessa musica e la vita che facevano loro. Abbiamo iniziato a buttare giù i primi accordi, i primi testi e dopo 2 settimane avevamo già il primo concerto. Negli anni si è aggiunto Luca e altri componenti. Nel 2007 abbiamo firmato il nostro primo contratto discografico con la Carosello Records con la quale abbiamo pubblicato 3 dischi (certificati d’oro) e un dvd (di platino). Nel 2009 abbiamo avuto l’onore di collaborare con Joel Madden (cantante dei Good Charlotte) e sempre nello stesso anno abbiamo vinto il Best Italian Act agli Europe Mtv music awards.

 

Presentatevi a chi non vi conosce: descriveteci il vostro sound e a quali gruppi e generi vi ispirate maggiormente. Tralasciando il solito discorso “non ci piace essere catalogati in un genere preciso”, in quale movimento/genere vi collochereste?

Negli anni abbiamo cambiato continuamente sound, abbiamo sempre cercato di non ripeterci e soprattutto di abbandonare la “confort zone” per poterci divertire e fare quello che ci piace. I nuovi pezzi sono orientati su un synth pop con richiami agli anni 80/90.

 

Parlateci di CON UN DECA e del perchè avete scelto questa hit degli 883?

E’ un pezzo che amiamo e che portiamo sempre con noi nelle playlist di Spotify. Avevamo voglia di proporre una cover nel nostro tour estivo. Cos’ abbiamo preso in mano “con un deca” e cercato di integrarlo nel nostro sound. Ai concerti la gente è impazzita e così siamo tornati in studio per registrarla.

 

A distanza di anni questo brano rappresenta ancora la generazione X che ha riempito le piazze con i Concerti di Max Pezzali, ma pensate che possa rappresentare la generazione dei Millenials?

Sicuramente. Max ha sempre avuto questa bravura. Le sue canzoni sembrano non invecchiare mai e possono parlare benissimo a ogni generazione. C’è una frase che mi ha colpito e che mi ha fatto capire che le cose sono sempre le stesse: “due discoteche, 106 farmacie”. E’ la dura realtà.

 

Avete per caso chiesto a Max Pezzali cosa ne pensa della vostra versione?

Non ci abbiamo pensato. Alla fine tutto questa canzone è nata per gioco e per divertirci insieme alla gente ai nostri live.

 

Pensate di poter diventare una delle band di riferimento dei millenials?

Non mi sento così arrogante da pensarlo. Se puoi verrà ben venga. La cosa importante per una band è andare avanti senza porsi limiti, continuando a fare ciò che si ama senza pensare troppo se piacerà oppure no la propria musica. Questo è il segreto per non fermarsi mai.

 

 

Quale vostra canzone consigliereste a chi non vi ha mai sentiti?

Sicuramente consiglierei Banksy, il nostro primo pezzo di questo nuovo percorso e che caratterizza il nuovo sound.

 

Qual è finora il momento più bello e/o importante da quando siete una band?

2009, Berlino al ritiro del premio agli Mtv Europe Music Awards. Per una band che arriva dalla provincia è stato un sogno. Ricordo ancora che ero seduto e Roberto mi fa: hai visto chi è seduto dietro di te? Ed era Dave Grohl.

 

Quanto è importante per voi l’attività live di una band e quanto è determinante secondo voi la presenza scenica e perchè?

Noi siamo una band da live. Curiamo ogni minimo particolare, dalla musica alla scenografica. Deve essere un’esperienza totalizzante che vada oltre il suonare i pezzi e basta. Per un’ora e mezza devi permettere a chi sta sotto il palco di dimenticare tutto e ballare, cantare e sudare con noi.

 

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