Intervista a Orietta Berti

Oggi vi proponiamo un’intervista ad un mostro sacro della musica italiana: Orietta Berti

 

Venerdì 28 aprile è uscito su tutte le piattaforme il videoclip di Il coraggio di chiamarlo amore, per la regia di Leandro Manuel Emede e Nicolò Cerioni. Il brano, scritto da Enzo Campagnoli, Tano Campagnoli e Mario Guida è contenuto nell’Album La mia vita è un film (55 anni di musica) – 2021, distribuito da Believe digital Italia (digitale) e da Self Distribuzione (fisico).

Il coraggio di chiamarlo amore ha come focus il tema difficile e delicato della violenza sulle donne, quella fisica, psicologica e sociale subìta ancora oggi dai propri mariti, compagni, fidanzati che cercano di annientarne l’esistenza, considerandole una proprietà, un oggetto di cui avere esclusivo dominio.

Orietta Berti che ha interpretato l’amore in tutte le sue forme, con la sua sensibilità di donna, madre, moglie e nonna, prima ancora che artista, ha scelto di dare voce a coloro che voce non hanno, perché sappiano di non essere sole e possano ritrovare la forza e la speranza di ricominciare:

“Un argomento sempre attuale, perché, nonostante tutto, l’uomo violento, purtroppo, esisterà sempre. Ogni anno – aggiunge Orietta – aumentano le denunce e le morti violente per mano di fidanzati, compagni, mariti. Tante sono ancora le donne che non hanno il coraggio di parlare e nascondono i soprusi per paura e per difendere i propri figli, succubi di una società che tutela ancora troppo poco le madri, le donne.

Per denunciare è necessario avere delle ferite visibili, ma è più difficile mostrare le ferite psicologiche, quelle che rimangono per sempre. È un messaggio che non è una novità, ma credo sia una responsabilità per chi come me ha la possibilità di “alzare” la voce, farlo. Non è mai abbastanza. Il coraggio di chiamarlo amore racconta di quando non è più amore, ma una prigione che priva la donna del diritto fondamentale alla vita. Nessuno può girare la faccia dall’altra parte fingendo di non vedere, divenendo, così, complici della violenza”.

Il videoclip, con i ballerini del Modulo Academy, Carolina Gorni, Francesca Goldoni, Claudia Alfinito, Laura Tassara, Matilde Corradi, Beatrice Carboni ed Ernesto Vladimir Villanueva Chavez, essenziale e delicato sottolinea la disperazione nelle sue tante forme, con una gestualità che ne descrive le ferite profonde. Il muro sullo sfondo, si confonde con gli abiti color carne mettendone idealmente a nudo i corpi in una danza che diventa racconto e denuncia.

Questo brano, tra quelli scelti per la partecipazione a Sanremo 2021 di Orietta Berti, al quale venne poi preferito Quando ti sei innamorato dallo stesso Amadeus, è una delle tante canzoni contenute nel Cofanetto La mia vita è un film (55 anni di musica) – 2021, dove l’artista canta l’Amore declinato in tutte le sue forme e sfumature, da quello passionale che dura tutta una vita, l’amore controverso fatto di alti e bassi e quello vissuto a distanza, l’amore per un figlio che fatica ad accettare e dichiarare la propria identità ma anche l’amore onesto, leale, disinteressato e incondizionato che un cane può provare per il proprio padrone/amico, l’amore per la propria famiglia o il ricordo del primo indimenticabile amore. Il coraggio di chiamarlo amore è quello violento che una donna, spesso fatica a lasciarsi alle spalle, proprio per la sua grande capacità di amare…

 

 

Il coraggio di chiamarlo amore

non me lo so spiegare

tu reciti un copione

di sole parole

più false di te…

il coraggio di chiamarlo amore

mi perdo in fondo al mare

cercando un’illusione

la mente ragiona

il cuore non so

 

 

Ecco l’intervista:

 

‘Il coraggio di chiamarlo amore’, per la regia di Leandro Manuel Emede e Nicolò Cerioni, è il nuovo video dell’ultimo singolo di Orietta Berti, scritto da Enzo Campagnoli, Tano Campagnoli e Mario Guida, contenuto nell’album ‘La mia vita è un film (55 anni di musica)’, distribuito da Believe digital Italia (digitale) e da Self Distribuzione (fisico). Cosa rappresenta per lei questo brano inserito in questo disco che rappresenta la sua storia artistica?

È un ennesimo omaggio all’Amore, che ho cantato tante volte nella mia lunga carriera. In questo caso tratta un tema complesso e delicato che tratta quel tipo di sentimento che le donne spesso hanno Il coraggio di chiamarlo amore, ma amore non è: è possesso, è una prigione.  

Il tema è delicato, come afferma e riguarda molte donne ma a che punto siamo arrivati al 2023 e soprattutto lei ha visto dei miglioramenti in questi anni?

Ogni anno aumentano le denunce e le morti violente per mano di fidanzati, compagni, mariti. Tante sono ancora le donne che non hanno il coraggio di parlare e nascondono i soprusi per paura e per difendere i propri figli, succubi di una società che tutela ancora troppo poco le madri, le donne. Per sporgere denuncia, è necessario avere delle ferite visibili, ma è più difficile mostrare le ferite psicologiche, quelle che rimangono per sempre. È un messaggio che non è una novità, ma credo sia una responsabilità per chi come me ha la possibilità di “alzare” la voce, farlo. Non è mai abbastanza perché la cronaca testimonia come continui a dilagare, nonostante tutto e di miglioramenti a parte il fatto che se ne parli, ce ne sono pochi. 

È vero che avrebbe voluto cantarlo a Sanremo?

Questo brano era tra quelli scelti per la partecipazione a Sanremo al quale venne poi preferito Quando ti sei innamorato dallo stesso Amadeus. Un brano al quale tengo molto. Sono felice di aver pubblicato questo splendido video, che essenziale e delicato sottolinea la disperazione nelle sue tante forme, con una gestualità che ne descrive le ferite profonde. Il muro sullo sfondo, si confonde con gli abiti color carne del corpo di ballo, mettendone idealmente a nudo i corpi in una danza che diventa racconto e denuncia. Mi sono emozionata, davvero.

Qual è il pubblico al quale vorrebbe arrivare visto che dopo le collaborazioni con Fedez ed altri sembra che voglia farsi conoscere anche alle nuove generazioni?

Non mi sono mai posta dei limiti a riguardo, ho sempre cantato per tutti. Sicuramente dopo Sanremo e le collaborazioni che ne sono derivate, oggi sono seguita da tantissimi giovani e la cosa mi piace moltissimo! Pensi che alcuni giorni fa un liceo mi ha mandato Mille, cantata in latino…bellissima! Quando viaggio in treno faccio selfie di continuo e ai miei spettacoli, ho sempre avuto famiglie intere.

La sua personale definizione di amore?

L’amore ha moltissime sfumature e, in nessun modo, si può catalogare o rinchiudere in stereotipi ormai superati. Credo nell’Amore e nei suoi mille colori, che sono quelli dell’Arcobaleno: per il mio ottantesimo compleanno mi farò un regalo con il video di un altro singolo contenuto nel mio cofanetto La mia vita è un Film (55 anni di musica) Diverso, un brano meraviglioso che tratta proprio dell’amore universale e del diritto di ognuno di noi di amare ed essere amato.

Nella sua vita è passata dalla radio alla tv in bianco e nero ai videoclip ai social network. Com’è cambiata per lei il modo di promuovere la propria musica?

Cambiata radicalmente perché non si vendono dischi e quelle che contano sono solo le visualizzazioni. Le case discografiche non hanno più i dipendenti di prima e i siti più importanti sono ormai chiusi. Oggi c’è più probabilità di avere successo, se uno fa qualcosa in video ha la possibilità di farsi notare, ma è ingannevole. Ci sono singoli che grazie a questi meccanismi risalgono le classifiche, ma poi spariscono nel nulla. Oggi alla fine, credo che sia più difficile raggiungere il successo e soprattutto, mantenerlo. Purtroppo, non si fa più gavetta, non si conosce la fatica, la dedizione. È illusorio pensare che sia sufficiente la vittoria di un talent, o un singolo ben piazzato per avere una carriera. Questo lavoro è difficile e richiede davvero tanto impegno perché è un lavoro a tutti gli effetti. 

Secondo lei i giovani autori cantano l’amore come quelli della sua generazione o il modo di scrivere dell’amore è cambiato nel tempo?

Oggi i giovani autori lo fanno con più ironia, alcuni lo nascondono sotto la rabbia. Alcuni parlano di amore con parole forti, che a me non piacciono, ma posso capire. Vogliono apparire forti anche quando non lo sono, però credo che sia una generazione più sincera che dice quello che pensa, non hanno la malizia che c’era nel nostro ambiente.

Chi potrebbe essere Orietta Berti dei giorni nostri?

È difficile, ognuno di noi ha una personalità, è cambiato tutto se c’è una cantante che abbia una bella voce con melodie larghe potrei riconoscermi…ma al momento non saprei.

Mi dica quale artista in questo momento rappresenta la musica italiana?

Mengoni ha una bella voce e una buona tecnica ed in questo momento con i Maneskin, che hanno dimostrato di poter essere internazionali, sia al posto giusto nel momento giusto. Entrambi hanno il merito di avere portato la nostra canzone in tutto il mondo e di questo ne sono davvero felice.

Mi può indicare l’artista che sta ascoltando di più in questo periodo?

Sono sincera, sono sempre molto impegnata anche a studiare i miei pezzi e a curare la mia voce, che insieme ai tanti impegni sui set, mi lasciano poco tempo. Ma se devo rilassarmi, ascolto i classici, quelli senza tempo che sono una medicina per me…Sinatra, Barbara Streisand…

 

Un ringraziamento a 361 comunicazione 

Intervista di Carlo Vergani

 

 

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