Intervista a Luridiana, il cantautore di “Orgasmo Casto”, tra biografia e traslitterazione poetica  

E’ uscito il 3 marzo su tutte le piattaforme digitali, per l’etichetta La Stanza Nascosta Records,  l’album Orgasmo Casto del cantautore Luridiana.  

L’album è stato preceduto dal singolo Gagarin, accompagnato dal videoclip per la regia di Daniele  Russo (pubblicato in anteprima esclusiva da Tgcom24). 

Il singolo, che porta il nome del primo uomo a volare nello spazio e a orbitare intorno alla terra, è in  realtà pura ideazione di un viaggio senza viaggio, sospeso nel limbo germinale del sogno.  Orgasmo Casto”– racconta il cantautore- è il mio primo album e sono felicissimo di pubblicarlo.  Le canzoni le ho scritte nell’arco di quasi 4 anni e raccolte in un progetto che vuole raccontare una  relazione, un incontro, da prima che nasca fino a dopo la sua fine.  

Con Orgasmo Casto, nove brani per un diario di bordo esistenziale dal respiro internazionale,  Luridiana firma un impattante pop elettro-acustico– sorretto da una timbrica vocale agile e tratti  sincopata- unendo episodi virtuosistici e attitudine cantautoriale nel raccontare prosaicità e fol gorante poesia del quotidiano. 

La presenza pervasiva della chitarra acustica, portante in tutti i brani, contamina beneficamente un synth pop post litteram, con suggestioni new romantic à la Talk Talk. 

 

 

Thefrontrow ha incontrato il cantautore milanese per una chiacchierata sul nuovo lavoro: uno  sguardo schietto- il suo- sferzante e profondamente inedito, quasi chirurgico nel sezionare  le traiettorie di un sentimento che vive di miracolose sincronicità e imprevedibili diacronie, sogno e  distopia.  

 

 

 Orgasmo Casto, prodotto e distribuito da La Stanza Nascosta Records, è il tuo album  d’esordio, prima del quale avevi pubblicato una nutrita serie di singoli. Come nasce un lavo ro organico? Ci sono delle differenze rispetto alla composizione di un singolo, un’idea di  base che guida la strutturazione dei brani?  

L’album in realtà non è stato pensato a tavolino, negli anni ho scritto canzoni che all’inizio ho riu nito insieme perché suonavano bene le une accanto alle altre; poi ho pensato di dare un taglio più  narrativo all’album e ho scartato o tenuto i pezzi seguendo questa idea. 

Scrivi prima le parole o prima la musica?  

Dipende. A volte mi metto a suonare e canticchio delle frasi senza senso su un giro che mi piace,  poi parto dal fulcro di quello che stavo canticchiando, tolgo quello che non ha senso e sviluppo il  testo. Altre volte invece scrivo un testo senza musica e poi cerco di abbinargli un giro adatto e  trovargli una melodia.  

Ti è mai capitato di avere una sorta di blocco compositivo? Se sì, come lo hai superato?  

Penso di essere costantemente un po’ in blocco, nel senso che scrivo spesso e la maggior parte  delle cose che scrivo sono orrende e le scarto, ma sono quelle che mi permettono poi di tirare  fuori le canzoni che tengo. 

La componente autobiografica, nel tuo lavoro, si accompagna ad una ineliminabile “traslit terazione poetica”?  

Sì, mi sono preso delle licenze. Diciamo che è un lavoro per metà autobiografico e per metà basa to su come fantastico e ho fantasticato che la mia vita potesse essere nei momenti che descrivo  nelle canzoni. 

Qual è il pubblico al quale vorresti arrivare?  

Chiunque abbia piacere di ascoltarmi.

Cinque album per te irrinunciabili?  

Vado molto a periodi, ma in questo momento direi Cope dei Manchester Orchestra, Hybrid Theory  dei Linkin Park, Nebraska di Bruce Springsteen, Ballads 1 di Joji e Last Night in Bittersweet di  Paolo Nutini. 

Il libro che ti ha cambiato la vita?  

La biografia di Springsteen. 

La tua personale definizione di amore?  

Fare il tifo per una persona senza che te ne venga niente in tasca.

 

 

Un ringraziamento particolare a Verbatim Ufficio Stampa

Intervista de la Redazione di The front row

 

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