I Luf riempiono la piazza di Breno

Credevo di conoscere i Luf per via di alcune loro gemme ascoltate qua e là nella loro discografia, ma vista con il senno di poi ovviamente mi sbagliavo.

Per capire davvero chi sia questo insolito insieme di musicisti occorre partecipare ad un loro concerto dall’inizio alla fine, perchè “è dalla metà in poi che si vede davvero chi sono“, così mi è stato spiegato appena ho messo piede in piazza Ronchi a Breno (BS), mentre ero alla ricerca della persona dell’ufficio stampa che avrebbe dovuto consegnarmi l’accredito. Dopo qualche minuto speso a girare tra i tavoli e gli stand ho capito che l’ufficio stampa non c’era; ci sono loro, i Luf, che devono avermi avvistato e si sono fatti avanti. “Sei il fotografo che ha chiesto l’accredito?” mi chiede Dario Canossi, la voce della band. Alla mia risposta affermativa, mi consegna un pass All Areas, mi regala un CD e un libro e mi spiega la policy della serata: “Fai quel ca$$o che vuoi“.

Per chi non lo sapesse, i Luf nascono alla fine dello scorso millennio come collettivo di musicisti dalle varie esperienze alle spalle, e nel corso della loro carriera pubblicano 13 album ispirati al combat folk dei Modena City Ramblers e dei Pogues e alla tradizione cantautoriale italiana di Francesco Guccini, Davide van de Sfroos, Gang, Claudio Lolli, per citarne alcuni.

Avevamo una manciata di canzoni in cui avevamo sputato anima e cuore ed un gruppo di amici che volevano suonarle. Purtroppo alcuni di loro non avevano la possibilità di seguire il progetto in modo continuativo, ma non volevano assolutamente lasciare il branco. Abbiamo allargato l’organico aprendolo a tutti quelli che hanno deciso di divertirsi con noi; chi vuole impara i brani e quando c’è da suonare, chi c’è suona.

La poetica dei Luf parte dalle loro radici, perchè “Non crescerai se non avrai radici, non si cammina bene senza amici“, profondamente intrecciate e indissolubilmente legate alla loro valle di legno (la Valcamonica), ma presto si scopre che quello dei Luf è uno sguardo ampio e critico, che spazia dalla loro realtà locale e dal dialetto camuno e arriva ad abbracciare idealmente tutto il mondo, ma soprattutto tutte le persone del mondo, dall’Irlanda alla Palestina, dall’Africa al Mediterraneo eternamente solcato da barconi a cui solo Maria Migrante può tenere compagnia. Perchè le canzoni dei Luf non sono altro che un tentativo di dare voce a chi voce non può avere, poesie che intrecciano storie di personaggi ultimi e che raccontano di vecchi lupi, matti e affamati, disertori, migranti, traditori, montanari e innamorati.

La band è affiatata, il pubblico numeroso e caldo, e il concerto fila via veloce per due ore, tra ballate che andrebbero ascoltate abbracciati alla propria donna (e non a una macchina fotografica!) e pezzi da saltare e danzare.

L’immagine più bella che mi resta? Le prime tre file sotto il palco, composte esclusivamente da bambini. La scena, che ho scelto di non fotografare per non creare problemi ai piccoli presenti, ha evocato in me l’idea di un grande fuoco intorno al quale raccogliersi tutti insieme, con un nonno che racconta storie e tutti gli altri che ascoltano e volano sulle ali della fantasia e di un’umanità che stiamo perdendo e che andrebbe invece tenuta stretta con tutte le nostre forze.

Luf in concerto

Ferragosto Brenese – Breno (BS) – Piazza Mercato – 14 agosto 2023

Ringraziamo Dario Canossi e Sergio Pontoriero per l’accoglienza fuori dal comune.

Foto report e impressioni sparse a cura di Ferdinando Bassi.

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