30MILES, la recensione di Short Tales for the Braves

30MILES

Short Tales for the Braves

 

Dalla Toscana sino in capo al mondo, a colpi di hc melodico e buon sangue college punk rock. 30MILES, come la cara vecchia scritta punkers dei Satanic Surfers sulla felpa col cappuccio, è un marchio di fabbrica che arriva dalla terra di Dante, e si fa conoscere anche in Giappone e Sud America, con un tour nel Sol Levante e etichette estere a supportare la loro uscita. Un’ uscita che risuona rumorosa e romantica a modo loro, con chitarre liscie alla The Get Up Kids e i The Miles Apart nel cuore.

Un gruppo che affronta con coraggio passeggiate in una foresta (The Forest è la prima traccia) di suoni che oltre oceano hanno creato una scena ancora molto attiva, e chi i nostri portano in scena con riferimenti ad un contesto che li vede padroni del palco.

Testi introversi e solitudini urlate in Candle Thief, tempi che passano inosservati e amore per gli Offspring in una scanzonata e martellante dichiarazione di fratellanza (Brotherhood spirit) che si lega ad una visione positiva, sempre urlando al vento la rabbia. Echi di ’90 heroes in Painter on panic seguono una liturgia di punk rock americano dove le loro facce pulite si imbrattano di distorsioni e velocità stile Millencolin. Mettici una ronuncia inglese perfetta, e per questi 30MILES la vita diventa tutta un energia musicale che esplode in chiave heavy in una traccia come The Illusionist, prima del calcio sullo stomaco di The Beasts in cui si mischia italiano stile Dufresne e urla contro la bestia.

Keep on punk rocking till yhe end, cari 30MILES.

Andrea Alesse

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