Disco della settimana: “Please Don’t be dead” di Fantastic Negrito

Autore: Fantastic Negrito

Album: Please Don’t be dead

Label: Cooking Vinyl

 

Una copertina che lo ritrae seduto su di un letto d’ospedale, Fantastic Negrito torna sulle scene dopo apparizioni televisive, concerti di apertura importante, una problema di troppo con qualche sostanza, e la probabile fine di un incubo che ha investito un genio musicale dei nostri tempi. E il suo ritorno è tutto appannaggio di una musica d’attualità di stile afro-americano, con passaggi funk e blues che animano un album come sempre concreto e multiforme. Fantastic Negrito, ossia Xavier Amin Dphrepaulezz, costruisce allora le sue liriche ricorrendo da subito alla black music di Bad Guy Necessity, una delizia per palati fini che escono dal linguaggio afro-netflix si serie come Atlanta, per tuffarsi nelle chitarre da bluesman e nei cori squisitamente femminili.

La saga di Fantastic Negrito si arricchisce quindi di un nuovo capitolo, in una rinascita (l’ennesima) che strizza anche l’occhio allo scalzismo di Micheal Franti (A letter to fear) e alla versatilità di una forma canzone che lo premia come il miglior interprete contemporaneo di una melodia blues che si appoggia anche su tradizionalismi vocali e vocalismi di ottima fattura. Sentite la forza di A boys name Andrew e capirete il perché.

Con un brano eccezionale come Transgender biscuits, il nostro riporta poi in auge un cantato alla Tom Waits e lo mischia con la proposta black di un beat rallentato che lo porta in territori inesplorati e stuzzicanti, tra Kamasi Washington e l’r’n’b.

Fantastic Negrito, con il suo ultimo lavoro dimostra di avere più vite di noi, e lo fa con una chitarra che ama Billy Bragg e i suoi racconti in A cold Novembre Street, una filastrocca coriacea e apprezzabile, con accordi seventies velati sotto traccia. La melodia nera che conquista, dunque, in una versatilità universale, amante peraltro di suoni funkeggianti in The Duffler e di una resistenza in musica che abbraccia la tradizione e la ripetizione in Never Give Up, testo significativo che ci fa conoscere in due parole lo stato d’animo di un genio prestato alla musica.

 

Andrea Alesse

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