Waxahatchee, female power rock al Serraglio Club di Milano

Underground americano, un fascino maledetto che ispira amorevoli sensazioni di etichette affascinanti e sotterranee, ammaliando intere generazioni . Tra queste, anche quella del progetto Waxahatchee, una combo di female attitude che arriva da Birmingham, Alabama, planando sul Serraglio con uno show cinematico e pieno della giusta femminilità. Un’ossessione sonora per amanti del genere e per attenti ascoltatori che al Serraglio Club si sposa perfettamente con la credibilità di un locale reso una piccola perla della città milanese, anche grazie a gente del giro giusto (per dirla alla Bugo), vedi Via Audio e DNA Concerti.

Un nome volutamente ostico Waxahatchee, costruito sulla solidità e sul fascino delle sorelle Katie e Allison Crutchfield, cantante a attrice principale la prima, guardaspalle alle keyboards e ai cori la seconda. Dato che il connubbio è indissolubile, ecco allora che prima dello show principale tocca ad un altro side projects, quello che Allison ha composto insieme ad altre due componenti (batterista e battista), per mischiare indie pop di stampo anni ’90 con accenni di The Hinds e amorevoli tocchi di Roland ad affermare la buona leva del trio. Teste che iniziano a muoversi all’unisono, quindi, per scaldare la seconda parte di una serata che ha richiamato un buon numero di presenti e vede arrivare poi la sfrontatezza delle Waxahatchee capitanate stavolta dall’altra Crutchfield, Katie.

Vestito bianco e frangetta battagliera per uniformare spesso tre chitarre elettriche, alternando brani dal retrogusto indie folk. Una Angel Olsen spesso più dannata, ma sempre assistita da una voce melodica e sensuale, con la quale canta le liriche di Out in the Storm, album del giugno scorso che ha interamente scritto lei.
Partono così gli umori di Recite Remorse, Silver e 8 Bail, per un disco che ha scoperchiato anche un power rock orgogliosamente femminile, con quella forza che Sleater Kinney e Vivian Girls hanno sdoganato tempo fa e donato proprio alle nostre Waxahatchee .

Mentre si alternano vecchie canzoni (le nostre hanno all’attivo ben quattro album), sale il livello di tensione e di passione,  e mentre Brother Bryan e Waiting ripetono ritornelli di sano e giovanile rock, costruiti intorno a cocci di storie rotte e ormai passate, sale in cattedra il protagonismo di una poetessa che sa anche alzare spesso i toni dell’incontro, stendendo detrattori e falsi miti pop ).

Autobiografia e sentimento (Peace & Quiet su tutti i brani) che fanno da contorno a secche linee di basso e robotica batteria, tra trancianti disegni di una emozionata Katie, per la prima volta in Italia.

Un grazie a Via Audio e DNA Concerti.

Testo a cura di Andrea Alesse

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