Wemen, il nuvo disco Everything you kill is beautiful è puro godimento avant pop-rock

Autori: Wemen

Album: Everything you kill is beautiful

Label: La Valigetta

 

Wemen è sinonimo di garanzia e bel suono. Il loro stile musicale alcuni lo definiscono post-pop, anche se dentro la loro musica ci sono diverse linee psycho e una vena nostalgico di intellettualismo rock che li rende un prodotto quasi unico nel panorama italiano. Gli ingredienti giusti, in realtà, ci sono tutti sin dall’inizio, con i testi scritti dal buon Carlo Pastore, baluardo della buona musica in radio nazionali e membro del gruppo, e la registrazione che vede partecipe il fresco talento di Jolly Mare. “Everything you kill is beautiful” diviene così un album genuino e ben arrangiato, in cui puoi anche ascoltare invocazioni un puro stile losers in Waiting for the rain, canzone simbolo aperta da un basso viaggiante alla Talking Heads e poi masticata da cori e assaggi di pop mid-tempo.

Una musica, quella degli Wemen, che è On the road (prima traccia dell’abum) sin dall’inizio, costruita su archetipi di arpeggi orientaleggianti alla Weird Bloom che si sposano con una carica non indifferente, da cavalcata indie che assapora la lezione dei Pavement e la fa propria.

Nel mezzo del disco, di cui è necessario notare anche l’artwork retro-futurista di Francesco Peluso, i Wemen fanno poi breccia nei cuori dei sostenitori del british pop rock con Contagoius kiss e le sue note di keyboards, mentre Walk fast vede la partecipazione di Mordecai, le cui note da vibrazioni orientali riecheggiano dietro lo strato di chitarre space pop e l’invito chiaro dei nostri artisti. Gli Wemen decidono quindi di andare veloce, mantenendo però le note dietro un tessuto gradevole e mai troppo indelicato. Per questo, decidono anche di tornare indietro in una semi-ballad con effetti country dal titolo Good to be alive, resa melodica e delicata dalla partecipazione della voce di Lucia Manca.

Diviene così difficile lasciare indietro delle canzoni in “Everything you kill is beautiful”, disco interamente cantato in inglese che è segno di un’ottima interpretazione personale e di una qualità superiore alla media delle uscite attuali nel bel paese, graziato da suoni terapeutici e empatici che si fanno baluardo di fantasia beatlesiana in Fullness of emptiness. Wemen è sinonimo di buona musica anche nella traccia ultima che da il titolo al disco, in cui i The Kooks incontrano la malinconia dei sobborghi di Londra e delle sue giornate piovose, rivelatasi nella parte finale a stretto contatto con il quartetto milanese, da promuovere a pieni voti con questo nuovo lavoro.

 

Andrea Alesse

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