Weird Bloom, nuovo viaggio psichedelico col disco Blisstonia

Weird Bloom

Blisstonia

WWNBB Collective

Un nuovo interessante e intrigante disco arriva tra le mie mani. È “Blisstonia”, l’ultimo lavoro uscito lo scorso 12 gennaio del collettivo romano Weird Bloom. Un esplosione  di psycho sound che troneggia tra rimandi alla tradizione beatlesiana e alla sperimentazione più arguta e open minded. Un apertura mentale, quindi, che spazza via con tenace forza espressiva le banalità musicali, e che ha portato tempo fa il deus ex machina del gruppo, Luca Di Cataldo, a cambiare il precedente nome della band (Weird Black), per non creare fraintendimenti legati a possibili e inutili discriminazioni razziali.

Un segno di maturità, che arriva poco prima di un lavoro in cui i Weird Bloom suonano fluorescenti e creano immaginifiche creature pop rock psichedeliche, di ritorno dalla vecchia classe degli apprezzati Jennifer Jentle e ora accoppiate con un gruppo che lascia intendere di trovarsi a suo agio nella cultura dei padri magici degli anni ’60.

Undici musicisti, capeggiati dallo stesso Luca, hanno così contribuito ad un lavoro corale, dove i fuzz elettrici e la melodia di Luger Shadow  è ammiccante e di buon auspicio, con rimandi alla fantastica tradizione zappiana. Le canzoni di “Blisstonia” sono terreno fertile per filastrocche pop ben articolate, magiche come la forza di una luce musicale che ti culla e mette di buon umore (sentite lo strano e debordante handclapping di Sinking with the jellyfish).

In Quae Carcau l’effetto straniante delle backing vocals è contagiante e effervescente, confermando che i Weird Bloom non producono semplici ritmi da camera, ma cercano l’accordo giusto anche con vocoder spaziali, come se cercassero di riportarci ai tempi della guerra nucleare spaziale degli anni ’70. Quello che traspare dalla miriade di suoni utilizzati è però anche l’utilizzo consapevole dei marchingegni moderni, lasciati a riposare in My dear Elena a favore di attacchi di percussioni originali e viaggi in sottomarini gialli, sempre con arguzia acustica e ritornelli catchy.

La post produzione affidata all’inglese sessantenne Richard Formby si fa sentire in “Blisstonia”, un mondo in cui il ritmo analogico è puro e allo stesso tempo volontariamente e simpaticamente grottesco, come nell’esplosiva Second Bloom e nella ritmica orientale di 3Rd Blloom.

Pronti per fare un viaggio a Blisstonia? Accomodatevi e prendete posto accanto ai Weird Bloom.

Andrea Alesse

 

 

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