Breaking the fence, Niente rimane è l’album della transizione

Autore: Breaking the fence

Album: Niente rimane

Label: autoproduzione

 

Una band composta da personaggi in una fase di transizione personale. Cinque venticinquenni amici da tempo che imbracciano la chitarra (doppia) e producono i cori per esaltare la loro condizione sospesa. I Breaking the Fence da Padova e il loro invito a saltare il fosso, con un lavoro di alternative rock sospesa tra hc melodico e power rock cantato in italiano.

Ruvidità urlata che si mischia con melodie corali e partite a biliardo con Gazebo Penguins, lungo il corso di una tradizione che anche in Italia sta creando la sua strada e la sua scena. I Breaking the Fence producono così cinque tracce alzando i decibel già da Non capire che, esaltando la loro condizione di instabilità con un atteggiamento alla Nice, tra crossover e collettività di un cantato che vuole usare voce per farsi sentire.

Che ne sai, seconda traccia dell’album “Niente rimane”, dimostra la scelta di un ritmo trasfigurato da melodia che ritorna alla base di accordi rock, e lascia chiaramente spazio alla voglia di chi sente necessario il bisogno di gridare la propria reclusione e il proprio smarrimento. L’amore odora le sue pulsioni in indifferente, sentendosi tradito e abbandonato tra la rabbia di distorsioni e cantato di uno trano loop cantautorale. Quelle dei Breaking the Fence diventano quindi canzoni sempre più adatte a personaggi legati ad un passaggio all’età adulta che tarda ad arrivare, con i nostri che mostrano il muso duro e anche la nostalgia (Santa Marta). Niente Rimane è dunque il titolo ma anche il centro nevralgico dell’album, tinto di un passaggio difficile ma necessario.

A chiudere il cerchio della loro autoproduzione ci pensa Deja vu, una massiccia dose di morfina rock e ricordi che scappano, tra le solite urla melodiche dei Breaking the Fence, giovani che attendiamo con un nuovo album, magari quello dell’età adulta.

Andrea Alesse

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