La brutta copia dei Puddle of Mudd chiude il suo mini tour italiano

Nel music business puoi passare dalle stelle alle stalle in un amen. Questo è il caso dei Puddle of Mudd.

La band di Wes Scantlin, come tutte le band che incominciano a suonare nei garage, aveva un unico scopo che era quello di diventare famosi. Da quando Wes passò la demo dei Puddle of Mudd a Fred Durst, la sua vita, come quella della sua band è cambiata radicalmente.
Il disco Come Clean li ha portati al successo planetario tanto da farli partire in tour con le maggiori band della scena come Linkin Park, Limp Bizkit e Korn.
Purtroppo il successo ha portato con sè anche gli eccessi, soprattutto negli ultimi anni, dopo i repentini cambi di line-up, che ora mai vede Wes l’unico membro della band originaria.
Negli ultimi anni però il frontman della band ha esagerato con alcol e droghe tanto da non permettergli di suonare la chitarra.
Con tutto questo background è tornato in Italia per un piccolo tour di tre date che si è chiuso ieri sera con la data al Live Club di Trezzo sull’Adda.

Ad aprire il concerto ci sono gli italiani Gang Bang.
Il loro rock è un misto tra i Timoria prima generazione e quello dei Mistonocivo. Questo mix tra rock anni 90 e primi anni 2000 è perfetto per aprire una band come i Puddle of Mudd.
Il pubblico partecipa molto attivamente grazie anche alla padronanza che ha la formazione di interagire con loro, nonostante la loro poca esperienza su palchi importanti come quello del Live Club.

Poi, come è successo a Pisa e Bologna, a salire sul palco non sono i Puddle of Mudd, ma la loro brutta copia.
Come già scritto sopra, Wes ha sostituito la chitarra con uno sgabello e una bottiglia di Whisky che non lascia presagire niente di buono.

Psycho e Control vengono suonati all’inizio per scaldare il pubblico, ma purtroppo anche questa sera Wes non è in vena di fare il proprio mestiere.
Il pubblico nonostante lo veda in difficoltà lo incita e canta le loro canzoni e Wes li ringrazia lanciandogli delle bottiglie di birra di vetro ancora piene. Non capendo perché mai gli abbiano permesso di avere bottiglie di vetro sul palco, visto il suo stato, capisco ancora meno come qualcuno possa salire sul palco esclamando:

“Lui è un grande facciamogli sentire il nostro calore”.

Queste naturalmente sono polemiche sterili, ma alla terza bottiglia di vetro che mi sfiora decido di portarmi verso la zona dei mixer.
Se Neil Young avesse sentito la versione di Old Man fatta durante lo show di Trezzo sull’Adda penso che gli verrebbe meno l’idea di creare un nuovo metodo di compressione digitale della musica, perché se questo è il risultato forse è meglio lasciar perdere.
Gli encore sono strazianti e dopo She Hates Me e Blurry Wes collassa pesantemente davanti alla prima fila concludendo così un concerto pessimo.
Vedere il suo corpo portato via in quel modo dal batterista, fa male soprattutto per chi ha pagato il biglietto e chi come il sottoscritto li ascolta da quasi 15 anni.

E’ vero che ai veri rocker si perdona tutto, sex drugs and rock and roll, ma questa sera si è esagerato e solo la divina provvidenza ha fatto si che nessuno del pubblico si facesse male.

Io ai concerti non posso entrare con il tappo della bottiglia di plastica, ma gli artisti possono lanciarmi tranquillamente una bottiglia di vetro? Non trovo giusto tutto questo soprattutto perché dopo i fatti di Parigi uno crede di andare un concerto in sicurezza.

Si ringrazia HUB Music Factory e Shining Production per il gentile invito.
Testo a cura di Carlo Vergani, foto a cura di Stefano Cremaschi.

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