OTO MAYUMI torna con un brano sui dilemmi della vita

Terzo singolo scritto e musicato interamente da OTO MAYUMI, cantautrice italo-giapponese di genere J-Rock.

Pubblicato il 12 Maggio 2023 su distribuzione Big Up! per gli store giapponesi e su distribuzioni DistroKid e RouteNote per gli store stranieri, porta una tematica più particolare rispetto ai lavori precedenti (ASCOLTA QUI: https://song.link/zenbu).

Se il primo singolo “Haisuikou no gomi” parlava della voglia di riscatto di persone afflitte e maltrattate e il successivo “Owl” descriveva invece l’uscita da una depressione in salsa Rock, in questo “Zenbu”, OTO MAYUMI tratta del modo in cui viene percepita la vita e di come varia notevolmente a seconda della prospettiva da cui viene vista. Parla di come cambia il modo in cui ci si sente, il modo in cui si vive e il senso di felicità. L’autrice ha cercato di trasmettere questi concetti usando parole semplici. Ovviamente, sempre in giapponese (le traduzioni in italiano sono disponibili nei sottotitoli dei suoi videoclip su YouTube).

Produzione, mix, master e chitarra sono a cura di Codadilupo dei Tafka, mentre un videoclip del brano è attualmente in fase di preparazione con il regista Pierluigi Patella, già direttore del precedente “Owl”.

Sia “Zenbu” che i due singoli precedenti faranno parte di un album di inediti a cui OTO MAYUMI sta lavorando e che dovrebbe vedere la luce sul finire del 2023, anche in formato fisico.

OTO MAYUMI ci ha rilasciato un’intervista che potete leggere qui sotto 

 

Ciao ragazzi e benvenuta su the front row. Come prima cosa presentati e da dove vieni

Ciao a tutti! Mi chiamo OTO MAYUMI e sono una cantautrice italo-giapponese.
La domanda “di dove sei” mi mette sempre in crisi… perché sono nata a Roma, ma ho origini giapponesi e ho anche vissuto in Giappone per 6 anni, per poi trasferirmi in Abruzzo, di preciso a Vasto.
Quindi boh… risponderei “attualmente da Vasto”.

Raccontaci la tua carriera artistica

Sono artista solista. Crescendo in una famiglia dove entrambi i genitori sono musicisti, ho sempre amato vari generi musicali, tra cui anche la musica classica, la professione dei miei.
Quando però ci siamo trasferiti in Giappone, di preciso a Yokohama, mi ha colpito tantissimo il genere J-rock, da dove poi ho sviluppato la mia passione da cantautrice.
Ho iniziato a scrivere da sola i brani da quando avevo più o meno 13 anni, anche se ovviamente qualitativamente parlando ero ancora agli inizi.
Il fatto che poi ho proseguito è sicuramente grazie all’effetto che mi fa la musica e per l’amore che ho verso di lei.

Parlaci di come è nato il tuo nome d’arte.

Inizialmente mi facevo chiamare solo MAYUMI, perché ai tempi, qui in Italia, non ancora c’era l’abitudine di sentire nomi stranieri. Era già tanto se si ricordavano il mio nome. Poi con l’esplosione della musica in streaming, ho voluto rendere il mio nome più “originale” aggiungendoci OTO, che appunto è il mio cognome giapponese (che tra l’altro i kanji significano GRANDE SUONO), anche perché in Giappone il mio è un nome abbastanza comune, quindi in fase di ricerca diventava un casino trovarmi.

 

Presentati a chi non ti conosce e descrivi il tuo sound

Penso proprio che come genere rientro nell’Alternative-J-rock. So che qui è piuttosto di nicchia.
Come sound, sinceramente faccio un po’ fatica. Sicuramente (anche inconsciamente) sarò stata influenzata da tanti brani dei Vocaloid, anime song e tante band J-rock come OLDCODEX e CreepHyp.

Stai lavorando ad un album 

Sto lavorando per fare uscire, possibilmente entro la fine di quest’anno, il mio primo album, sia in formato digitale che fisico. So che qui il fisico non va più come una volta, ma ci terrei tanto a presentare il mio album anche su CD, sia per il mio stile musicale, sia perché tendo a seguire il mercato giapponese, dove appunto va ancora molto il fisico, e sia perché personalmente, vedo dei valori unici in quel formato. Vorrei infatti allegare un libretto con i testi, traduzioni e contenuti esclusivi.

Parlaci della tua discografia

Che io ricordi, la mia prima incisione da cantautrice, risale a quando avevo 13 anni, dove ho inciso il mio “primo singolo”… quando ero proprio agli inizi. Si parla di 15 anni fa. Non so nemmeno che fine abbia fatto quell’incisione. Mi ricordo che ci avevo fatto un disco fisico e che l’avevo distribuito a mano ai miei compagni di scuola. Chissà se ce l’avranno ancora.
Di esperienze live, da cantautrice ancora non tantissime, sicuramente ne ho fatte più quando lavoravo con i miei ai concerti di musica classica.
Partecipavo sia da cantante lirica (ho studiato 5 anni anche il canto lirico) che da presentatrice.
Attualmente sono molto attiva nelle fiere dei manga e anime, dove presento il mio live composto da anime song e i miei inediti.

Quale tuo brano consiglieresti ad un ascoltatore che si vorrebbe avvicinare alla tua musica

Direi il primo singolo ufficiale da OTO MAYUMI, Haisuikou no gomi.
Tradotto significa “La sporcizia dello scarico del lavabo”.
Anche a livello di sound, secondo me vi stupirà.
È un brano ribelle verso tutte le persone che ti fanno sentire male, dandoti dei valori bassi, appunto, come la sporcizia del lavabo.

Quale è il momento migliore della tua carriera

Tutti i momenti che sto trascorrendo sono bellissimi. Sinceramente non ne ho uno in particolare. Ogni esperienza la sto vivendo a pieno.

Scrivi da sola i tuoi testi o ti fai aiutare da altri professionisti

Sono da sola a scrivere testo, musica e arrangiamento. Poi fortunatamente ho trovato un bravissimo produttore/amico/testimone del mio matrimonio, che capisce le mie idee e l’arrangiamento lo rende veramente professionale.

Scrivo tutto da sola e… scrivo solo in giapponese.
Ci ho provato in italiano, ma non ci riesco. Di inglese ci saranno massimo un paio di frasi, ma principalmente è fatto in giapponese.
Come argomenti tratto “esperienze di vita”, o meglio, io la chiamo “la zona grigia”. Intendo esperienze o situazioni in cui una persona prova diverse emozioni contrastanti. Sono del parere che nella vita c’è sempre il lato bello e quello brutto, un po’ come il concetto Yin e Yang. Non è mai solo bianco o solo nero, ci sono entrambe le cose, quindi c’è il “grigio”.
Uso molto le metafore, perché i modi diretti di esprimersi non mi appartengono. Amo che i miei testi siano interpretabili.

Quant’è importante per te l’attività live e perchè?

I live sono sicuramente le occasioni migliori per esprimersi in modo diretto, senza filtri, dove uno ha modo di coinvolgere il pubblico emotivamente.
Secondo me, un minimo di presenza scenica ci deve essere. Siccome l’obbiettivo è farsi ascoltare, avere una presenza scenica o non averla, oppure averla in modo poco convincente, può distrarre il pubblico.
Non deve rimanere impresso alla platea cose del tipo “ma perché parla a bassa voce?”, “perché si muove ansiosamente?”.

Quanto conta secondo te il look di un artista al giorno d’oggi? 

Premetto che ho sempre visto un legame stretto tra moda e artista… Secondo me, a livello di importanza, dipende molto dall’artista e dal genere musicale. Tanti performer hanno dato la loro influenza nella moda, specie ai giovani. Non penso che un artista sia obbligato ad avere uno stile definito e determinato. Anche se, tornando al discorso che facevo prima, secondo me, anche il modo di vestirsi non deve distrarre, o andare controsenso alla musica che uno propone.
Io il mio stile ce l’ho, anche se dovrei migliorarlo tantissimo. Il tema è “Ero-kawaii”, appunto, erotica ma carina. Seguo questo tema, semplicemente perché mi piace. Sono stata ispirata dalla cantautrice giapponese YUKI dei tempi dei JUDY AND MARY.

Cosa possono aspettarsi i ragazzi che vengono ad assistere ad un tuo show?

Dipenderà sicuramente da cosa sono abituati ad ascoltare.
Chi è già appassionato di anime songs, credo che riconoscendo lo stile musicale, si aspetterebbe uno spettacolo esplosivo da J-rocker.
Se invece uno è abituato a musiche italiane, o comunque non giapponesi, penso proprio che andrebbe incontro ad un nuovo sound. A livello di show non saprei. Spero comunque di riuscire a farli divertire!

Un tuo parere sulla scena italiana 

Secondo me si è creata un po’ di chiusura mentale sul genere.
Credo ci sia bisogno, più che di pazienza, di avere tanta fame e curiosità verso nuovi artisti. Dico tanta fame per intendere che una persona deve aspettarsi che forse, il primo ascolto non sarà convincente, e appunto la fame servirebbe nel dire “ok, magari fammi provare un altro piatto (brano)” oppure “la prossima volta mi piacerebbe provarlo cucinato (eseguito) meglio”, robe del genere.
Ci deve stare, secondo me, il divertimento di “crescere insieme” al nuovo artista, nel vedere che migliora sempre di più, soprattutto grazie al tuo supporto.
Per quanto riguarda gli artisti italiani migliori del momento, secondo me, nel mainstream sono Caparezza e i Måneskin, mentre tra i musicisti underground mi piacciono molto i Tafka e FURAMI, con cui ho avuto modo di collaborare.

Meglio uscire per un’etichetta discografica (che sìa major o indie) o lasciare l’intera gestione della band in stile D.I.Y. e perchè?

Secondo me qui dipende molto artista per artista.
Se stare sotto etichetta dovesse comportare a tante rinunce, soprattutto a quelle creative, credo sia meglio rimanere indipendenti nella gestione.
È anche vero che ci sono molte cose a cui un musicista o una band indipendente fa fatica a gestire tutto da solo.
L’ideale sarebbe che, nel caso dell’etichetta, l’uno non escluda l’altro, nel senso che non deve essere etichetta=addio alla libertà dell’artista.
Se l’etichetta accetta di aiutare nel far crescere l’artista, penso debba anche accettare eventuali rischi che l’artista vuole prendere. Tanto non si sa mai com’è il futuro, fare troppi calcoli secondo me ha senso fino a un certo punto.

Quanto ti hanno aiutato i social network come instagram, Facebook, Twitter a farti conoscere? A tal proposito, quali sono i tuoi contatti sui social network?

I miei contatti sono elencati qui: https://linktr.ee/otomayumi
Nel mio caso, la grossa fetta l’ha fatta YouTube, quando ero molto attiva come YouTuber. Ma c’è anche da dire che, perlomeno nella mia esperienza, sul web la crescita dei numeri tramite social è più lenta, a differenza di quando mi esibisco. Dopo un concerto, la crescita dei numeri sui social è nettamente più alta. Diciamo che per me, i profili social sono una specie di “base” su cui poi uno è costantemente informato sulle mie attività.

Se, fantasticando, potresti scegliere un producer con il quale lavorare, chi sceglieresti?

Sinceramente, perlomeno in questo momento non mi viene in mente nessuno.
Mi sto trovando bene con l’attuale producer. Se lo dovessi cambiare, credo che il successivo sarà costretto a soffrire per me. Meglio di no per lui (scherzo… forse).

E con quale musicista/gruppo realizzeresti invece una canzone (o un remix) assieme?

Li ho citati anche prima. Come musicisti italiani mi piacerebbe tantissimo Caparezza e i Måneskin.
Invece come artisti giapponesi, direi assolutamente i CreepHyp, Sheena Ringo e Ano.
Se ci riuscissi, sarei veramente felice.

 

Quali sono i tuoi gruppi o cantanti preferiti e quali ti hanno spinto a voler diventare musicista?

I musicisti che mi hanno spinto a diventare musicista senza dubbi sono i miei genitori.
Mentre gli artisti che mi hanno dato colpi incisivi sono tutti giapponesi. Per prima YUKI, sia nella sua carriera da solista che quando era nei JUDY AND MARY. I suoi comportamenti, il look e il modo di scrivere i testi mi ha fatto compiere tanti primi passi. Poi i brani dei Vocaloid, qui non c’è un compositore preciso, ma mi ha arricchito la mente di mix di sound.
In fine, non posso non nominare i CreepHyp. Loro (o meglio, il cantautore Sekaikan Ozaki), mi hanno stravolto tante mie fisse da artista immatura, specie nei testi.

A livello di musicisti, qual è il tuo sogno nel cassetto?

Mi piacerebbero fare tanti concerti, anche in Giappone e fare ascoltare a tante persone la mia musica.

Album (o gruppo) straniero da consigliare ad un amico

Seiko Oomori e il suo gruppo idol METAMUSE prodotto da lei.
Molti brani loro spaccano di brutto.
Come band maschile direi OLDCODEX.

Album (o gruppo) italiano da consigliare ad un amico

Prisoner 709 di Caparezza

Album (o gruppo) in cui quale avresti voluto suonare

Non ce n’è. Sono contenta di essere solista.
(Lo so, sono asociale)

Ultimo album (o gruppo) ascoltato

YOASOBI

Ultima cosa: lascia un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarvi.

Innanzitutto, grazie per tutta la pazienza che avete avuto nel leggere l’intervista fino alla fine!
Se siete amanti del J-rock, della lingua giapponese, o anche semplicemente affamati/curiosoni di novità, se vi va, vi invito di fare un salto nella mia discografia. Sono presente in varie piattaforme digitali!
Se poi vi va di farmi sapere cosa ne pensate, mandatemi un messaggio su Instagram 🙂

 

 

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