intervista con i Perfect View

In occasione dell’uscita del singolo “Compassion”, ottavo capitolo del concept album “Bushido”, abbiamo avuto il piacere di intervistare il gruppo dei Perfect View composto da Francesco “Joe” Cataldo (chitarre e cori), Frank Paulis (basso e cori), Davide “Dave” Lugli (batteria), Alberto Bettini (tastiere) e Damiano Libianchi (voce e cori).

 

Ciao ragazzi e benvenuti su the front row. Come prima cosa presentateci la formazione della band e da dove venite.

Ciao, grazie prima di tutto grazie per l’ospitalità. Siamo una band che ha base nel modenese (tranne il nuovo cantante che è di Roma) e la nostra lineup è formata da me, Francesco “Joe” Cataldo, alle chitarre e cori, Frank Paulis al basso e cori, Davide “Dave” Lugli alla batteria, Alberto Bettini alle tastiere e Damiano Libianchi alla voce e cori.

 

Raccontateci un po’ di storia della band: chi sono i fondatori ufficiali, quando è nata la band e com’è nata l’idea?

L’idea nacque nel 2008 al primo batterista, Luca Ferraresi, che chiamò me ed il primo cantante per costituire il nucleo originario della band. L’idea di base era quella di scrivere brani che ricalcassero le nostre principali influenze musicali. In breve tempo reclutammo un tastierista, Pier Mazzini ed un bassista, Cristian Guerzoni e con quella formazione registrammo il primo album della band, “Hold Your Dreams”, che uscì nel 2010 su etichetta tedesca Avenue Of Allies. Dopo questo album ci fu il primo avvicendamento e Frank Paulis entrò nella band. Nel 2014 uscì il secondo album, “Red Moon Rising”, sempre su etichetta Avenue Of Allies e, poco dopo, uscì anche la versione giapponese grazie all’etichetta nipponica Rubicon Music. Dopo questo album la formazione mutò ancora con un doppio cambio di lineup (cantante e tastierista, con l’ingresso di Marco Ciancio e Marco Tedeschi) e cambiò pure l’etichetta. Nel 2018 uscì il nostro terzo album, “Timeless”, per la label danese Lions Pride Music. Anche questo album ebbe la sua edizione giapponese uscita sempre su etichetta Rubicon Music. Altro cambio di lineup, ancora più sostanzioso, con nuovo batterista, tastierista e cantante ed eccoci arrivati al 2023 ed al nostro nuovo, quarto album “Bushido” dal quale è tratto il singolo “Compassion” e del quale esiste anche l’edizione giapponese.

 

Parlateci un po’ del nome della vostra band: come nasce e che significato ha per voi?

Inizialmente avevamo fatto diverse ipotesi ma il nome della band alla fine ci fu proposto dal proprietario dell’etichetta che poi avrebbe pubblicato il nostro album d’esordio. Ci disse che l’ascolto dei nostri brani gli aveva richiamato alla mente questo nome, Perfect View. A noi l’idea piacque e quindi decidemmo di adottare quel nome! 

 

Presentatevi a chi non vi conosce: descriveteci il vostro sound e a quali gruppi e generi vi ispirate maggiormente. Tralasciando il solito discorso “non ci piace essere catalogati in un genere preciso”, in quale movimento/genere vi collochereste?

La nostra musica è essenzialmente hard rock melodico a tinte A.O.R. ma con qualche spruzzata prog. Facciamo un massiccio uso di cori, curiamo in particolar modo gli arrangiamenti ed usiamo le tastiere per aumentare i “colori musicali” senza comunque rinunciare ad una buona dose di energia e qualche piccola/leggera divagazione di natura prog. È insomma un po’ l’insieme delle nostre influenze, delle band con le quali siamo cresciuti: Toto, Winger, Queensryche, Journey. Dokken, Kiss (il bassista è un vero Kiss lover!), etc.

 

Siete al lavoro su un nuovo album o lo state per pubblicare? Se sì, parlatecene un po’ altrimenti come descrivereste l’ultimo lavoro che avete realizzato e cosa possono aspettarsi gli ascoltatori dalle vostre canzoni?

L’ultimo album è uscito ad Aprile di quest’anno, come avevo accennato qualche risposta fa. La particolarità di questo ultimo lavoro è che si tratta di un concept album, una sorta di rock opera che narra una storia che si sviluppa nell’arco di tutte e 12 le songs (13 nella edizione giapponese). Poco dopo l’uscita del penultimo album Frank mi fece una proposta che non si poteva rifiutare! Il nostro album successivo avrebbe dovuto essere un concept album. Anche questa idea deriva dal nostro background musicale che affonda le radici in un periodo storico musicalmente molto ricco e nel quale hanno visto la luce diversi concept album divenuti poi pietre miliari. Decidemmo quindi di affrontare questa sfida. Frank aveva l’idea per una storia e ne sviluppò la trama. Io iniziai a pensare a come avremmo potuto sviluppare la parte musicale. Ci voleva un tema portante, ricorrente, e soprattutto ci volevano canzoni che potessero sottolineare adeguatamente ogni momento della storia. È stato un album più impegnativo dei precedenti dal punto di vista della realizzazione ma ne siamo orgogliosi. È un lavoro che richiede più ascolti per poter cogliere le molteplici sfumature e possibilmente va ascoltato per intero per calarsi all’interno della storia. Credo che vada anche sottolineato che abbiamo dovuto affrontare un importante cambio di lineup. Accanto a me e Frank sono arrivati tre nuovi musicisti che si sono calati perfettamente in una realtà che aveva già una storia ed una direzione artistica precisa. L’integrazione avrebbe potuto nascondere qualche insidia. Invece è filato tutto liscio e ciascuno ha portato le sue sfumature stilistiche nel progetto.

 

Ora parliamo della vostra discografia e carriera: qual è stata la prima cosa in assoluto che avete mai registrato, cosa avete inciso fino ad oggi e quante esperienze dal vivo avete avuto?

Questa è una domanda complessa. Nel senso che ciascuno di noi ha trascorsi abbastanza specifici. Posso quindi risponderti solo per quello che mi riguarda. Ho da sempre fatto musica originale incidendo un demotape nel 1990 con la mia prima band, i Tails. Seguì un altro demotape, nel 1992. Nel 1994 uscì il primo demotape di una nuova formazione, gli Xteria e nel 1999 firmammo un contratto con l’etichetta italiana Scarlet Records che fece uscire l’album “Outshine” nel 2000. Con quell’album l’attività live fu molto intensa e ci portò anche ad aprire per i Symphony X al mitico Rolling Stone di Milano. Con i Perfect View invece siamo al quarto album. Anche in questo caso abbiamo fatto diversi live molto belli tra i quali ricordo con particolare orgoglio l’apertura agli Harem Scarem a Trieste ed un paio di live a Venezia, uno dei quali nella laguna, una sorta di evento tipo Pink Floyd ma in piccolo! Alla musica originale vengono date meno occasioni/sbocchi ma possono anche capitare occasioni davvero memorabili

 

Quale vostra canzone consigliereste a chi non vi ha mai sentiti?

Sono legato a parecchi brani, a partire dal primo album. Se però dovessi dare una immagine/idea di cosa siano i Perfect View oggi, sceglierei necessariamente un brano dell’ultimo album e probabilmente citerei “Birth” perché mi pare che racchiuda tutti gli elementi musicali e stilistici che ci contraddistinguono. Melodia, arrangiamento, struttura del brano… Lo considero un buon esempio insomma. 

 

Qual è finora il momento più bello e/o importante da quando siete una band? 

Ci sono stati diversi momenti belli ed emozionanti. La firma di un contratto discografico, il momento in cui tieni in mano il master finale di un album e ne ricevi le prime copie, leggere recensioni positive che arrivano da magazines dall’altra parte del mondo, live dove sei opening act di band importanti… Per fortuna c’è stato più di qualche momento emozionante, bello, importante.

 

Chi è il principale compositore del gruppo? Usate qualche metodo per assemblare tutte le idee che vi passano per la testa?

Da sempre usiamo un metodo consolidato e che coinvolge l’intera band. Si parte da una idea e struttura completa di song che proviene soprattutto dalla chitarra e che poi sviluppiamo assieme in sala prove. In questo modo ognuno può dare il proprio contributo. Scriviamo dapprima la parte musicale e successivamente la linea melodica vocale ed i cori. Successivamente viene scritto il testo e come ultimissima cosa metto i guitar solos.

 

Parlateci un po’ dei vostri testi: chi è il songwriter principale e quali sono gli argomenti che preferite trattare? E poi, meglio la lingua inglese o italiana?

Per quanto riguarda la musica, come ti dicevo prima, da sempre porto molto materiale all’attenzione dei miei bandmates, per poi poterci lavorare sopra insieme. Questa non è una regola assoluta e chiunque abbia una idea/spunto può proporla. Per quanto riguarda gli argomenti trattati questo ultimo album, trattandosi di un concept, racconta una storia ed ogni song è un capitolo di questa storia il cui artefice è Frank. Il protagonista, giapponese, nasce con una disabilità ma, nonostante ciò, il suo più grande desiderio è quello di diventare un grande samurai, come fu suo nonno. Un giorno trova in una cassa un amuleto e da quel momento il nonno inizia a parlargli in sogno, spronandolo a superare i suoi limiti per poter così diventare un samurai. L’album, quindi, narra la storia di questo ragazzo, dalla sua nascita al compimento del suo desiderio passando per tutte le fasi, sentimenti, difficoltà ed i sette principi del Bushido (da cui il titolo dell’album), codice di onore dei samurai. Parlando dei testi, che scrivo da sempre, usiamo l’inglese sia perché crediamo che con questo genere musicale si sposi alla perfezione, sia perché rende il prodotto “globale”, fruibile anche al di fuori dei confini nazionali.

 

Quant’è importante per voi l’attività live di una band e quant’è determinante, secondo voi, la presenza scenica e perché?

L’attività live riveste sicuramente un ruolo importante. Siamo consapevoli che per band non molto conosciute che facciano musica originale, le occasioni di suonare dal vivo (ed in condizioni che possano “rendere giustizia”) non sono molte e sicuramente ben inferiori rispetto ai gruppi che propongono cover o alle tribute bands. Detto ciò, abbiamo sempre valutato e valuteremo ogni opportunità che ci consentirà di proporre il nostro materiale dal vivo e con uno standard qualitativo adeguato. La presenza scenica è ugualmente molto importante perché ha un impatto ancor più immediato della musica anche su chi magari non è un die-hard fan del genere musicale quindi cerchiamo di curare anche questo dettaglio.

 

Quanto conta, secondo voi, il look di una band al giorno d’oggi? Voi avete un vostro “dress code” oppure salite sul palco come capita?

Oggi come oggi spesso l’immagine ha una importanza fondamentale. Non dico che in passato non fosse così ma oggi spesso c’è più apparenza che sostanza, parlando in generale. Detto ciò, sul palco cerchiamo di avere un look abbastanza omogeneo, che possa dare un’immagine coesa e coerente.

 

Cosa possono aspettarsi i ragazzi che vengono ad assistere ad un vostro show?

Abbiamo sempre cercato di riprodurre al meglio ciò che si può ascoltare sui nostri album quindi ci auguriamo che l’esperienza musicale possa essere soddisfacente. Cerchiamo di riproporre quel mix di energia e melodia che caratterizza la nostra musica e con l’ultimo album cercheremo di fare ancor di più. Stiamo lavorando infatti per avere anche una parte “visuale” importante che accompagni la “storia musicale” che suoneremo.

 

Ultima cosa: lasciate un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarvi.

Se amate la musica energica ma che non rinunci mai alla melodia, se amate la musica che non nasca a tavolino come progetto fine a sé stesso ma che sia invece espressione di un percorso artistico concreto, se amate la musica che viene creata con sudore, tempo e tanta passione… allora dateci una chance e provate ad ascoltarci. Se ciò che ascolterete non vi piacerà vi avremo rubato poco tempo, se invece vi appassionerà sappiate che saremo orgogliosi di avervi a bordo con noi!

 

Un ringraziamento a Red&Blue – Music Relations

Testo a cura della redazione

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