Intervista a Marco Vezzoso ed Alessandro Collina

Si chiama Travel il nuovo progetto discografico di Marco Vezzoso e Alessandro Collina, uscito la scorsa settimana. Questo lavoro si avvale della collaborazione di due grandissimi artisti della scena internazionale: Dominique Di Piazza e Trilok Gurtu. Un quartetto di eccezione per raccontare sensazioni esotiche, con l’aiuto delle sette note.

Vincenzo Nicolello ha intervistato Marco e Alessandro per farsi raccontare qualcosa di più di questo disco.

 

Perché avete deciso di incidere Travel?

«Questo disco era per noi un passaggio obbligato, perché volevamo ricreare quelle atmosfere orientali tipiche di Canton o Giacarta, cercando di trasmettere al nostro pubblico i profumi che avevamo respirato durante i nostri viaggi mettendoli in musica ed in ogni caso riportandoli in un’espressione a noi familiare che è quella della composizione. La particolarità di questo progetto è data dal fatto che per la prima volta è scritto a quattro mani. Siamo noi e due musicisti di fama mondiale, quali Trilok Gurtu, padre della world music e Dominique Di Piazza, virtuoso musicale di grande spessore. Non nascondiamo che prima di pensare alla musica abbiamo pensato a loro, perché avevamo in testa di contaminare i nostri brani con una commistione di generi. Loro incarnano perfettamente ciò che stavamo progettando ed anche la nostra scrittura è stata fatta pensando a ciò che ci avrebbero proposto».

 

Avete scelto Gurtu e Di Piazza per contaminare la vostra musica

«Sicuramente hanno contaminato il nostro modo di scrivere e non nascondiamo che il complimento più bello che abbiamo ricevuto durante la registrazione è stato proprio quello di Trilok che ci ha chiesto se fossimo stati noi a scrivere i brani. Alla nostra risposta affermativa ha detto: “continuate così”.  Il disco esce oggi, ma dal punto di vista professionale abbiamo raggiunto un riconoscimento che ci riempie di orgoglio, perché siamo riusciti a mettere insieme, dopo 30 anni due geni della musica».

 

È un disco che guarda molto ad Est. Tolto Oslo, si parla soprattutto di Oriente. Come mai?

«C’è da tenere conto che questo album segue di poco Italian Spirit e Italian Spirit Live. In quei lavori è stata raccolta la contaminazione italiana ed europea. Le città inserite nel disco sono tutte mete di nostri soggiorni per brevi e lunghi periodi. Abbiamo voluto raccontare le atmosfere che più ci hanno colpito. Di Giacarta, per esempio, ci ha impressionato la skyline, cosa ben lontana da ciò che si pensa di una città dell’Indonesia ed invece sembrava di essere a New York o Londra. Tutto ciò che si ascolta fa parte del nostro vissuto e dei nostri viaggi».

 

Da un nostro ascolto, Travel si addice anche come compagno di viaggio, come sottofondo di lunghi itinerari di terra e di mare.

«Ci fa piacere questa interpretazione. La nostra intenzione era quella di fare un disco che accompagnasse lo spettatore e quindi possiamo dire di aver centrato l’obiettivo. Volevamo proporre un ascolto rilassante, nonostante ci siano passaggi anche complicati, dati dal nostro amore per l’armonia e dal fatto che la musica orientale è quanto di più lontano possibile dal concetto di tonalità, così come viene avvertita in occidente».

 

Sarà un disco che diventerà un tour?

«Attualmente è un progetto discografico, anche se siamo aperti ad ogni evenienza. Non sappiamo se, data l’età di Trilok, sarà possibile organizzare un tour a quattro, ma almeno nel lungo termine pensiamo ad una prospettiva del genere. Ovviamente molto dipenderà dalla situazione pandemica. Se le condizioni lo permetteranno faremo il possibile per farci trovare pronti».

Riusciremo a vedervi dalle nostre parti?

«Aspettiamo la chiamata. Compatibilmente con l’importanza degli artisti che ci hanno accompagnato, siamo disponibili ad organizzare un concerto anche dalle vostre parti. Di sicuro saremmo ben felici di ricevere l’invito da parte di qualche Festival. Intanto da gennaio ripartiremo con Italia Spirit. Il nostro cammino prenderà il via a Parigi, attraverserà l’Europa e poi speriamo di arrivare fino in Italia».

 

Intervista a cura dell’Amico Fotografo/Giornalista Vincenzo Nicolello

 

Si ringrazia l’Ufficio Stampa Parole & Dintorni per la consueta gentilezza e disponibilità

Foto copertina fornita a Vincenzo Nicolello dall’ufficio stampa Parole & Dintorni

 

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