Innamorarsi del nuovo…. Fatoumata Diawara

[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_column_text]Incontrare l’urgenza espressiva di questa giovane donna Maliana, attrice, Performer, cantante ed eccellente chitarrista, è un’esperienza travolgente.

Ha evidentemente piú di “qualcosa da dire”, traduzione di “Fenfo”, titolo del suo ultimo disco.
Sulle donne e sulle nuove generazioni di giovani africani. Sui loro diritti e sulle loro potenzialità. Sulle migrazioni e sulle frontiere. Sui bambini e sulla guerra. Sulla necessitá di avere ruolo e voce in capitolo.

Ci fa scegliere ad inizio concerto, inglese o francese (NdR: vincerá, per acclamazione, il secondo), come introdurre, spiegare, informare e contestualizzare, alla maniera dei Griot, il cuore ed il senso di ogni singolo racconto che fluisce, salta e danza sulle ali della sua musica.

Il gruppo è compatto, solido come un pugno.
Sezione ritmica veloce come un ghepardo, spessa ed inesorabile come una carica di elefanti.

Lei guida leggera una Stratocaster celeste, fraseggi precisi e veloci, capace peró di inacidirsi, quando serve.

Smessa, almeno in superficie, la veste leggera, suadente ed ipnotica, del “Blues” Maliano tradizionale del primo album “Fatou”, ora la sua musica è un gioioso e moderno treno Afrobeat, Pop e Funk, lanciato in corsa libera e selvaggia, a trascinarci tutti in questo viaggio attraverso “le” culture.

La sua, la mia, la vostra.
La nostra, comune e da costruire da oggi, per il futuro.

Nel percorso, qualche stazione conosciuta, a segnalare ai più distratti, da dove veniamo.

E allora FELA KUTI, NINA SIMONE (Sinnerman) e STEVIE WONDER (Higher Ground).

Quest’ultima cartuccia, tocco di classe, sparata solo DOPO avere letteralmente devastato il pubblico con un proprio pezzo, dalla lunga coda Super-Ultra-Mega-Funk.

Ed a contrappuntare tutto ciò, la sua danza, fiera e consapevole, viscerale, magica e potente.

E’ la caleidoscopica teatralità, a rendere vive e palpabili le emozioni narrate: dolore, empatia, gioia, speranza ed ancora orgoglio e fierezza.

Niente di meno che eccellenza espressiva a 360 gradi.

Serve davvero specificare ora, che lei é (anche) bellissima?

Per la chiusura, dopo i canonici Bis e presentazioni del gruppo, richiama a sorpresa sul palco l’intera compagnia dello spettacolo d’apertura YELE, percussionisti, cantanti e danzatrici del Burkina Faso, per un lungo e liberatorio fuori programma collettivo e condiviso che, letteralmente, manda tutti a casa (felici).

Promossissima, senza se e senza ma, l’iniziativa dell’ Associazione culturale SINITAH, che festeggia con questo Festival delle culture Milano il Mondo, i suoi 15 anni.

Ci vogliono sempre piú spazi ed agibilità per iniziative cosí.

Testo a cura di Carlo Rodondi, foto di Romano Nunziato.

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