Milano Film Festival, ed è tutta un’altra musica

Stagione 22esima e passione rimasta intatta sin dall’inizio. Si cambiano date rispetto alla canonica metà settembrina, ma rimane sempre un forte attaccamento alla città e al coinvolgimento unico che il Milano Film Festival (MFF) può dare.

In concorso otto cortometraggi e 41 cortometraggi, sempre in linea con la trama internazionale e indipendente che il festival traccia per dare sfogo alla creatività e alla trasversalità creativa . Per questo, tra l’innumerevole offerta giornaliera che promettono le proiezioni, è possibile entrare in contatto anche con la mostra fotografica Archeologia di un set, con le immagini dei film del maestro Antonioni, e con i filmati della mostra Noi. Milano 1968-1977, interessante retrospettiva sui movimenti e sulla necessaria identità di coesione che questi ci hanno lasciato.
Nel mezzo, poi, le serate musicali nel cortile di Base, location paradisiaca in cui si tengono buona parte delle proiezioni (le atre sono al cinema Ducale), e in cui vanno in scena dj set graditi come quello di Karamdrome di giovedì 5 ottobre.

Divertimento e abnegazione cinefila, dunque, per un collettivo di organizzatori rodato che mostra i muscoli con l’acclamata traiettoria di attualità e pensiero critico che accoglie la selezione di documentari politici dall’elegante titolo Colpe di Stato. Non dimentichiamoci, inoltre, delle serate speciali e dei suoi nove film provocatori e reali, e degli appuntamenti editoriali che si legano a doppio filo a tutta la politica del Milano Film Festival dal 28 settembre all’8 ottobre.
E così, anche musicofili incalliti come noi di The Front Row abbiamo deciso di essere presenti e di raccontarvi piccoli pezzi dell’immane offerta del MFF, per regalarvi anche emozioni cinematografiche e musicali.

Orbene, dopo i primi quattro giorni, il bilancio delle visioni convince e invita a presenziare anche le altre giornate, dopo aver assistito a cortometraggi intraprendenti (Plantae di Guilherme Gehr e la sua difesa dell’Amazzonia sono 10 minuti di passione) e anche visioni più solide come Greem Screen Gringo di Douwe Dijkstra e la sua rappresentazione della metropoli per eccellenza, Sao Paulo.

Tra le visioni a cui abbiamo assistito, comunque, ecco quelle che ci hanno più colpito:
Punchline, cortometraggio di Christophe M. Saber in cui il surreale dibattito tra due killer porta ad un finale inatteso, tra gag e dinamiche di uccisone;
Person To person, film di Dustin Guy Defa che ha come prototipo la retorica di Allen e la sua fruibilità multipla dei personaggi, scandita da delle storie che solo la grande mela può donarci;
Engald is mine, bio pic non autorizzata di Mark Gill sull’immensità di Steven Morissey e sulla sua fragile e necessaria esistenza, in un calderone di riferimenti musicali e amore per se stessi.
In attesa delle prossime scelte, vi invitiamo tutti al MFF 2017.

Andrea Alesse

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