La voce di Eric Burdon fa rivivere gli anni 60 al pubblico di FestaReggio

Nonostante viviamo in un epoca dove possiamo andare indietro nel tempo grazie alla tecnologia sempre di più in movimento e che paradossalmente ci isola dalla realtà di tutti i giorni, capita sempre più spesso che ci siano dei momenti nostalgici che nessun computer ti potrà dare. I concerti dal vivo sono una di questi.

Spesso ho scritto che in un epoca dove non ci sono miti o artisti che rimarranno immortali negli anni e che bisogna sempre andare a pescare in quelle decadi dove non c’era niente, ma solo la passione per la musica e la voglia di sperimentare.

Sempre più vediamo concerti nel nostro paese di gruppi storici come i The Who, Rolling Stones o artisti come Springsteen o Neil Young ed a questi si aggiunge il mostro sacro chiamato Eric Burdon degli Animals.

Protagonista indiscusso della “British invasion” degli anni ’60 che rivoluzionò la musica americana e capace di anticipare le nuove tendenze come il garage-rock degli anni ’60 o il punk-rock anni ’70, anticipando anche le tendenze del grunge e dell’heavy metal, negli ultimi anni è tornato a suonare dal vivo, naturalmente con una nuova band, ed è qui a Reggio Emilia per far ballare il pubblico.

Un volta entrato nell’area concerti di FestaReggio si vedono le diverse generazioni di rocker. Chi entra con sedia di plastica, presa in prestito dal vicino “piadinaro” perché va bene gli Animals, ma stare in piedi tutto il concerto anche NO.  Chi entra vestito come se ci fosse un concerto dei “the Nazareth” o semplicemente chi entra per ascoltare un artista che, molto presumibilmente l’ha scoperto grazie ai propri genitori, i quali sono proprio di fianco a te con la propria sedia di plastica.

Tralasciando queste bellissime note di colore veniamo alla musica.

Come spesso accade con questi mostri sacri, se riesci a trovare una band di musicisti molto bravi hai fatto più della metà del tuo lavoro.

La band è molto valida e comprende i classici strumenti da rhythm & blues come chitarra, basso, batteria e l’immancabile piano/organo, con l’aggiunta del sax e del trombone.

Il concerto è molto piacevole e come giusto che sia ripercorre la sua carriera sia con gli Animals che con i War che da solista.

Trovano spazio anche diverse cover rifatte il chiave blues .

Mr Burdon sul palco non è mobilissimo, i suoi 75 anni si fanno sentire, non ha il fisico del quasi coetaneo Neil Young, ma è la sua voce che conta.

I pezzi migliori come Don’t Let Me Be Misunderstood, The House of the Rising Sun e soprattutto In the Pines fanno venire in mente tanti ricordi di un epoca che purtroppo non ci sarà mai più.

Tutti i brani vengono suonati e cantati alla perfezione e l’ora scarsa di concerto vale in pieno il prezzo del biglietto.

Gli encore sono addirittura divisi in due.

Sinner’s Please, brano che non viene praticamente ma eseguito da Burdon , viene dedicato alla popolazione colpita dal terremoto in centro Italia, mentre We’ve Gotta Get Out of This Place riaccende tutto il pubblico facendo alzare dalle sedie il pubblico meno giovane.

L’intro di basso di Hold On, I’m Comin è troppo famoso per non essere subito riconosciuto dal pubblico .

Questo cover del duo soul Sam & Dave chiude una bellissima serata dedicata ai ricordi, ma soprattutto alla buona musica.

Se per caso i prezzi dei vinili che erano in vendita vi sono sembrati troppi alti, andate a cercare tra i dischi dei vostri genitori o nei mercatini in giro per l’Italia, perché sicuramente almeno un 45 giri degli Animals ci sarà sicuramente.

Se si vuole apprezzare e capire la musica moderna bisogna sempre andare a ripescare da dove è nato tutto, attraverso l’ascolto dei vinili dell’epoca ed assistendo a concerti come quello di questa sera.

SETLIST:
Spill the Wine
See See Rider
When I Was Young
Monterey
Don’t Bring Me Down
In the Pines
Bo Diddley Special
Mama Told Me Not to Come
Don’t Let Me Be Misunderstood
The House of the Rising Sun
Encore:
Sinner’s Please
We’ve Gotta Get Out of This Place
Encore 2:
Hold On, I’m Comin’

Un ringraziamento a FestaReggio per l’invito
Foto e testo di Carlo Vergani

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