Da un tram che cavalca le periferie, il tenero serpente urbano che risponde dal numero 14, sino al Circolo Magnolia, per chiudere un estate che li ha fatti girare su e giù per lo stivale. I Coma Cose, attitudine urbana ed emozione vivida sul palco, per lo più se giochi in casa e chi ti è venuto a vedere è quello che ti chiedeva la cartina o il filtro nell’ennesima notte passata ad aspettare l’alba.
Fausto e Francesca (Edipo e California se preferite) sono saliti ieri sera sul palco di un Magnolia gremito e saltellante, che rimane in fila alla cassa per molto pur di godersi l’arredamento metropolitano delle canzoni di “Inverno Ticinese” e oltre. E stavolta, permettetemelo, “non c’è stato Liberato che tenga”, perché i due hanno messo in mostra un live energico e intriso della loro umanità da cantanti trapper-indie, mostrando però il loro lato crossover, con batteria al seguito che pompa magnesio tra le orme di Head(pe) e RATM, soggetti musicali che entrano nel cuore del duo e ne escono camuffati tra i loro racconti.
I Coma Cose dal Giambellino, quando la musica diventa racconto di strada e si mimetizza in ritornelli che ognuno degli spettatori vorrebbe far suo, perché “a venir dal niente e a voler tutto” probabilmente siamo tutti noi che ci innamoriamo di Jugoslavia e del suo beat jungle, ma abbiamo i piedi ben piantati per terra.
Duetti rap calzanti e amore per il Nudo integrale, per una coppia di amici che sul palco si riconosce in un amen, anche quando è difficile non prestare il microfono alla folla che canta ogni loro rima e si anima con Post Concerto e il suo animo rap-core alla Onda Rosse Posse. E se cantare ieri sera non sono stati solo i pischelletti di turno, si capisce allora che i Coma Cose hanno una marcia in più, dimostrando si di avere un’anima Latina, ma anche un anima rock. Un anima che viene fuori con i passaggi visual che leggono Kerouac e con la cover dei Prozac+ in cui Fausto imbraccia la chitarra come un rocker qualsiasi, prima di una foto ricordo che brucerà chissà per quanto tempo nei loro cuori.
Un grido alto al Magnolia e su Milano – Milamo, è quello per i Coma Cose, vicini di casa che non hanno dimenticato da dove vengono.
Grazie a Radar Concerti per l’ospitalità.
Andrea Alesse