Black Stone Cherry: show impressionante al live club di Trezzo

Le aspettative erano tante per il concerto di una delle migliori rock band del momento e per fortuna sono state rispettate in pieno. Dopo il passaggio da Roadrunner records a Mascot Label, i Black Stone Cherry sono tornati alle origini e dopo neanche due anni, da Magic Mountain, il primo aprile faranno uscire il loro quinto album Kentucky.

Arrivano per l’unica data italiana a Trezzo sull’Adda, dopo la fortunata tournée nel Regno Unito denominata Carnival Madness, dove hanno condiviso il palco con gli Halestorm e Shinedown. In questo euro tour 2016 dovevano essere accompagnati dai Theory of a Deadman, ma come successe nel tour del 2014, la band canadese ha dato forfait. Nel 2014 Gli australiani Tracer mentre in questo 2016 è toccato ai Toseland. Il gruppo dell’ex motociclista si sta facendo valere per il suo hard rock in stile Alter Bridge. James ha una voce molto potente e grazie anche a dei validi musicisti che lo supportano, riesce nella sua breve setlist, a far breccia del pubblico che ora mai ha riempito il locale milanese.

Un piccolo intro R&B ed è subito rock and roll.
Le classifiche di merito dei giornali autorizzati, molte volte lasciano il tempo che trovano, ma se nella top ten dei chitarristi migliori ci sono sia Ben Wells che Chris Robertson, così come John Fred in quella dei batteristi vuol dire che i Black Stone Cherry ora mai sono diventati una delle migliori band anche per la critica, naturalmente senza dimenticarsi del bravissimo Jon Lawhon.
Come ogni loro concerto si comincia sempre con il botto con Me and Mary Jane, Rain Wizard e Blind Man che rappresentano una mazzata incredibile che ogni anno che passa le eseguono sempre meglio e sempre più incisive e potenti.
In my blood, brano scritto in onore dei ragazzi caduti nelle guerre in giro per il Mondo, è il classico brano inserito per riprendere fiato per la band che per il pubblico, si accendono per la prima volta gli accendini per la prima ballad della serata.
Siamo nel 2016 ed esattamente 10 anni fa usci il loro primo ed omonimo disco e la band per festeggiare questa ricorrenza decide di farci ascoltare Violator Girl, brano quasi dimenticato dalla band, che proprio in questo breve tour europeo ha deciso di tirare fuori. Non è di certo uno dei loro migliori successi come per esempio Hell and High Water, ma probabilmente se l’hanno deciso di suonarlo vi è una ragione particolare.
Magic Mountain uscito nel 2014 rappresenta un passo in avanti rispetto a Between The Devil & the Deep Blue Sea anche se il disco uscito nel 2011 contiene più potenziali singoli, ma musicalmente è un disco più maturo e introspettivo che contiene brani stupendi come Runaway, uno dei brani preferiti da Chris, che inspiegabilmente non trova spazio nella scaletta. La band da “Magic Mountain” predilige inserire brani più energici come Holding On…To Letting Go e Me and Mary JaneHolding On…To Letting Go anticipa la classica Soulckreek e la bellissima e struggente Things My Father Said.

Il tempo di una breve pausa ed il momento di dedicarsi al singolo che la band ha fatto uscire per promuovere Kentucky, In Our Dreams. Dal vivo c’è da dire che i Black Stone Cherry ti fanno apprezzare tutti i brani della loro decennale carriera, ma questo faccio ancora fatica a digerirlo, mentre The Rambler si prospetta come una delle canzoni più belle del 2016. La band per la prima volta esegue una ballad con la chitarra acustica e il risultato è incredibile.
Dopo il momento Kentucky la band torna a martellare con Maybe Someday, White Trash Millionaire e Blame It on the Boom Boom.
Mi sorprende soprattutto il brano dedicato al classico liquore del Kentucky, con il pubblico che canta insieme alla band fin dai primi accordi. Questo brano di Between The Devil & the Deep Blue Sea soprattutto dal vivo ora mai è diventata una specie di inno alla loro terra, tanto che per la prima volta ho notato proprio una bottiglia di Barbour sul palco.
Personalmente Lonely Train rappresenta uno dei migliori brani hard rock degli anni 2000, la voce di Chris all’epoca era ancora acerba, forse ancora troppo post grunge, ma il mix di sfacciataggine e potenza sia vocale che strumentale è impressionante e ogni anno che passa è sempre più bella. Questo è il loro brano più famoso ed è giusto chiudere il concerto così, ma la band ha in serbo ancora delle sorprese.

La morte di Lemmy dei Motorhead ha scosso tutti e naturalmente anche la band, tanto da inserire Ace of Spade come brano conclusivo dello show. Se fossimo in Francia o Germania, il concerto sarebbe finito, ma siamo in Italia e il calore è talmente tanto da far risalire sul palco Chris e compagni per Peace is free.
Questa canzone è talmente bella che era un delitto non farla. Il pubblico l’ha cantata insieme a Chris, anche se non ai livelli del concerto ai magazzini generali del 2014, ma è sempre un emozione sentirla dal vivo con tutto questo calore.

SETLIST:
Me and Mary Jane
Rain Wizard
Blind Man
In My Blood
Violator Girl
Yeah Man
Holding On…To Letting Go
Soulcreek
Things My Father Said
In Our Dreams
Drum Solo
The Rambler
Maybe Someday
White Trash Millionaire
Blame It on the Boom Boom

Encore:
Lonely Train
Ace of Spades
(Motörhead cover)
Peace Is Free

Si ringrazia Live Nation e Shining Production per il gentile invito.

Testo a cura di Carlo Vergani
Foto a cura di Stefano Cremaschi

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