LOVE IN ELEVATOR, la recensione di Lies To Stars

LOVE IN ELEVATOR

Lies To Stars

Riff / Lagoonar / Fuzzy Cluster

 

Materia incandescente di noise e ispirazione sheogaze si incontrano nella nuova creatura a firma Love in Elevator, gruppo che parte da Venezia per illuminare la scema e sentirsi parte di una dimensione che traccia line psichedeliche e riverberi post-punk.

Un terzetto dinamico che sarà in tour in Europa con la storia, in quanto di supporto agli Shellac, e che porterà sul palco la verve introspettiva di una scelta musicale chiara sin dall’inizio, ma mai a caccia di sensazionalismi o troppi giri di parole. Musica che affronta la realtà con la bella voce di Anna Carazzai, eroina silenziosa di una band pronta a parlarci delle costrizioni sociali (Breeders). Ambientazioni vecchia scuola e tracce di misure dark, per un disco che è ora il loro quarto lavoro e che è stato interamente prodotto dagli stessi Love in Elevator, registrato e mixato da Andrea Volpato (Fox Studio, Venezia) e masterizzato a Chicago da Bob Weston (Chicago Mastering Service).

Cavalcate che ammirano il rumore (la superba Cut) e si trascinano dietro la gioventù sonica e le nuove leve tipo le Danso Key, per poi arrivare alla melodi di Last Dance, in una dimensione musicale che è sempre vertiginosa e pungente, anche con qualche effetto elettronico. Potremmo definirlo noise cosmico, amico della scuola nineties e congeniato in nuo stile corale, di band non personalizzata da alcuno dei suoi membri.

Chiude la ballad di Past Times, inno malinconico acustico dove si guarda al passato, unico momento in cui gli animi si calmano e si cerca la tranquillità di uno sguardo rivolto indietro, verso un tempo ormai andato, ma che è forse l’unico ancora a contare.

 

 

Andrea Alesse

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