Con One Kiss Broke the promise An Early bird riparte dal pianoforte

Dopo un 2019 in giro tra Italia ed Europa e a distanza di un mese e mezzo dalla pubblicazione di Talk To Strangers, esce oggi 9 aprile One Kiss Broke The Promise, primo singolo dal secondo disco di An Early Bird previsto per la seconda metà del 2020.
Il brano, distribuito da Artist First e con edizioni Edition Mightytunes/Budde Music, è disponibile in tutti gli store digitali e piattaforme di streaming e racconta di come nell’istante di un bacio inatteso si possa frammentare una promessa silenziosamente stretta tra due persone.
One Kiss Broke The Promise, prodotta presso Il Faro Studio da Lucantonio Fusaro, Claudio Piperissa e Luca Ferrari, è una ballata pianistica supportata da insistenti trame acustiche e con un crescendo che apre a vibrazioni urbane e atmosfere notturne: come se David Gray rileggesse un brano di Sia. 

Ascolta il brano cliccando qui


 

In occasione dell’uscita del singolo One Kiss Broke The Promise An Early Bird ci ha concesso una bellissima intervista .

 

Ciao Stefano e benvenuto su the front row. Come prima cosa ti puoi presentare per chi ancora non ti conosce? Raccontaci brevemente un po’ la tua storia artistica e di come ti sia venuto in mente di fare il cantante.

Sono un cantautore solista dalla fine del 2017, prima avevo una band con cui ho realizzato 3 dischi e ricevuto attenzione da realtà come NME, Virgin Radio e MTV. Ho deciso di diventare An Early Bird perché in realtà mi sono sempre sentito più una voce fuori dal coro e il concetto di band non l’ho mai indossato bene. Ho iniziato a fare musica in modo molto ingenuo quando avevo 14 anni perché mi sentivo speciale e volevo che anche gli altri lo pensassero.

Cosa rappresenta per te questo tuo secondo album e cosa ci si può aspettare?

Il mio secondo album per me rappresenta un passo avanti verso un percorso di emancipazione da quelli che sono i canoni del classico folk rock. Ho iniziato una strada sonora che amplia gli orizzonti aprendo verso soluzioni e impostazioni che probabilmente qualche anno fa avrei evitato per una sorta di purismo da cui sono stato affetto per anni. Non c’è nulla di male a evolversi a patto che le canzoni abbiano le spalle abbastanza larghe da arrivare con la combo voce/chitarra o voce/piano.

Ci sono sempre più artisti folk in Italia penso per esempio a Palm Down, ma come la vedi questa continua crescita di questo genere musicale nel nostro paese?

Secondo me invece non sono tanti perché la cosa non paga. Penso che ci sia poca strada da percorrere nel senso che l’Italia non è sicuramente il paese prediletto per fare musica di base acustica. L’inglese poi non aiuta. Basta vedere dei progetti che sono nati con questi tratti e sono poi diventati altro, cambiando identità sonora e in alcuni casi anche la lingua utilizzata. Dipende tutto da quanto sei disposto a cedere per provare ad avere una chance in più.

Qual è finora il momento più bello da quando hai cominciato a fare musica?

Mi tolto diverse soddisfazioni, piccole e grandi. Sul palco: aprire per Stu Larsen ed essere invitato a suonare con lui in mezzo al pubblico a fine concerto. Mi ha fatto sentire come se non ci fosse stata alcuna distanza tra me e lui. In generale: il tour di 6 mesi in Europa che ho organizzato in totale autonomia.

Come mai hai deciso di inserire il pianoforte e non solo chitarra acustica come nel passato?in versione live suonerai tutti gli strumenti o ti farai accompagnare da altri musicisti?

In realtà musicalmente sono nato con il pianoforte e il motivo per cui ho iniziato a spostare il focus della scrittura e gli arrangiamenti sulla chitarra è perché in tour ci vado con questo strumento. Diciamo che silenziosamente un vincolo logistico ha condizionato un po’ il mio approccio ma con il nuovo disco ho deciso di riequilibrare un po’ tutto e con il primo singolo estratto si riparte proprio da qui. 

Hai scritto il tuo nuovo singolo ONE KISS BROKE THE PROMISE dopo il tuo trasferimento da Napoli a Milano. Due metropoli così diverse ma tanto uguali. Cosa rappresenta per te vivere a Milano?

Anni fa non volevo spostarmi da Napoli e oggi mi chiedo perché abbia aspettato così tanto. Il pezzo è nato al pianoforte a casa di un amico che mi ospitava nel periodo iniziale della mia nuova permanenza. Era un momento un po’ confuso e pieno di stimoli che arrivavano da ogni parte e spesso non facevo le scelte giuste. Ma ricordo che quando ero in casa e scrivevo musica al piano mi riequilibravo con tutto il mio mondo e mi sembrava di avere l’esatta fotografia di quello che accadeva. È stata una delle prime canzoni scritte a Milano.

Hai deciso di far uscire il disco dopo l’estate. Questa decisione è figlia del momento che stiamo vivendo, dove tutti gli artisti rinviano uscite discografiche e concerti?

Onestamente volevo uscire prima ma ho impiegato molto tempo nel proporre il disco ad alcune etichette che, come sappiamo, hanno i tempi che hanno. La situazione di emergenza sta dando il suo contributo nel dilatare tutto, diciamo che prevedo di spalmare altri 2 singoli dopo l’uscita di One Kiss Broke The Promise e prima della release dell’album. Penso che la musica almeno fuori dal palco non debba fermarsi perché è un modo per contribuire alla normalità, stare insieme in una diversa forma e sentirsi connessi gli uni agli altri. 

Ascoltando il nuovo singolo si sente anche qualche campionamento in chiave moderna che però non disturba l’efficacia e la bellezza del brano e l’uso del pianoforte lo rende migliore rispetto al solo accompagnamento della chitarra. Il tutto il disco saranno presenti più brani introspettivi che riguardano la tua vita personale o più al mondo che ci circonda?

In realtà solo una metà nasce da esperienze più o meno personali che vengono poi stravolte e non assumono mai la forma della confessione, il resto è una speculazione sulla natura dei rapporti umani e le logiche che ne regolano le dinamiche. In generale il disco è bilanciato su un’estetica che tende a non strafare per cui ci troverai dentro anche delle canzoni con la sola chitarra o la combinazione di pochi elementi. Senza trascurare le curve dinamiche che rendono l’ascolto di un disco un vero e proprio viaggio emozionale.

Un Ringraziamento a Stefano De Stefano in arte An Early Bird per il tempo che ci ha dedicato .

Intervista di Carlo Vergani

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