Zucchero fa vibrare Torino: blues, anima e verità

Certe serate restano impresse nella pelle. E quella di ieri allo Stadio Olimpico di Torino ha scritto una pagina indelebile nella lunga carriera di Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero. A quasi 70 anni , il bluesman di Roncocesi ha regalato al pubblico torinese uno show travolgente, intimo e autentico, dimostrando ancora una volta che il tempo, su di lui, agisce come sul buon vino: lo affina, lo arricchisce, lo rende ancora più vero.

Il palco era un tripudio di luci, colori e anima. Al centro, sopra la testa di Zucchero, campeggiava un sole gigantesco, simbolico e scenografico, che illuminava la notte con proiezioni oniriche, volti, ricordi e visioni. Ma a brillare più di ogni effetto visivo è stato lui, il cantautore dall’anima blues, accompagnato da una straordinaria band di musicisti cubani che hanno saputo fondere ritmi latini, suoni soul e blues in una miscela perfetta, pulsante, viva.

Il pubblico, accorso da tutta Italia, ha gremito ogni angolo dello stadio. Un’onda compatta di voci e mani alzate, che non ha mai smesso di cantare, di vibrare, di emozionarsi. Dai classici intramontabili come Diavolo in me, Baila e Senza una donna, fino ai brani più recenti, Zucchero ha trascinato tutti in un viaggio musicale profondo e sincero. Ma la serata è stata molto più di un semplice concerto.

Zucchero ha parlato, ha scherzato, ha condiviso pensieri e aneddoti come se fosse seduto tra amici. “A settant’anni posso dire quello che voglio, o no?!”, ha esclamato tra una risata e un brindisi simbolico con il pubblico, strappando applausi e sorrisi complici. Nessuna distanza, nessuna maschera. Solo lui, il suo spirito libero e quella capacità rara di far sentire ognuno parte di qualcosa di speciale.

Il momento più toccante? Quando sul maxischermo è apparsa l’immagine di Luciano Pavarotti, e le note di Miserere hanno riempito l’aria. Una performance a due voci, tra presente e passato, tra vita e memoria. Zucchero si è voltato verso il cielo, ha sussurrato un saluto, e il pubblico ha risposto con un applauso lunghissimo, commosso, potente. “A Luciano, il mio amico, il mio fratello”, ha detto con voce rotta dall’emozione. In quel momento, lo stadio intero ha tremato. Non solo per il volume, ma per il cuore.

Uno show da brividi, confezionato con la maestria di un artista che ha attraversato generazioni senza mai perdere l’anima. Torino ha accolto Zucchero con un abbraccio caloroso, e lui ha restituito ogni goccia di affetto con uno spettacolo pieno, vivido, sincero.

Più che un concerto, è stata una celebrazione. Della musica, della vita, dell’amicizia e della libertà di dire, fare, cantare ciò che si è. Come solo un grande artista, come solo Zucchero, può fare.

Un ringraziamento speciale a Francesco Di Mento di Parole e Dintorni

Testo e fotografia a cura di William Bruto Photography

 

 

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