William Fitzsimmons – L’incanto di una narrazione sussurrata

William Fitzsimmons si è esibito ieri sera, 20 febbraio 2025, all’Auditorium parco della musica di Roma all’interno del tour europeo “Incidental Contact Solo Eu Tour”.

Da solo sul palco, si è presentato in camicia a quadri, imbracciando la sua chitarra, come se fosse appena sceso da un pick-up in una città sperduta tra le foreste americane e si apprestasse a cantare in un piccolo pub di provincia. Appena ha intonato le prime note ha invece immediatamente stregato l’intera sala con la sua voce tenue e rassicurante.

Improvvisamente avvolto da uno strato di zucchero filato o da un’impercettibile nebbia mattutina, il pubblico è stato preso nell’incantesimo ipnotico dei suoi brani, lasciandosi cullare dalla dolce malinconia delle melodie e dall’umorismo spiccato e autoironico dell’artista.

“La scaletta” ha annunciato, “comprenderà brani nuovi e altri più vecchi, ma tanto non vi accorgerete della differenza”, ironizzando sul fatto che ha sempre mantenuto intatto lo stesso stile compositivo e narrativo. 

Impossibile non farsi prendere dalla struggente malinconia di brani come “Hear your heart” o “Fortune“, o dai racconti di tragiche esperienze personali che ha rivelato sempre contrastandole con battute esilaranti. La sala è stata presto conquistata e ha applaudito e riso con grande partecipazione.

Cantautore e produttore statunitense, William è considerato uno dei più intensi interpreti di musica indie folk contemporanea. La sua carriera è caratterizzata da una profonda esplorazione delle emozioni umane, spesso ispirata dalle sue esperienze personali, come i divorzi che hanno segnato alcune delle sue opere più intime, e altre storie legate alla famiglia. Cresciuto con genitori non vedenti, ha sviluppato una forte connessione con la musica e i suoni, subendo il fascino delle sonorità folk degli ascolti della madre, come Joni Mitchell, James Taylor, Bob Dylan o Simon & Garfunkel.

Fitzsimmons si distingue per le sue abilità di polistrumentista e per il suo stile che fonde arrangiamenti folk acustici con venature di sonorità elettroniche. Tra i suoi lavori più noti si trovano The Sparrow and The Crow (2008), Gold in The Shadow (2011), Lions (2014), e Mission Bell (2018), oltre a due album di cover di brani noti, rivisti in chiave acustica.

Il suo nuovo album, Incidental Contact, esplora la bellezza delle interazioni umane e in particolare la forza e il mistero di quegli incontri casuali che possono segnare profondamente la nostra vita. Il lavoro rivela un’evoluzione stilistica che non lascia però da parte la sua essenza malinconica e intima, ormai marchio di fabbrica dell’artista.

La sua musica continua infatti ad affascinare per la sua capacità di suscitare emozioni profonde, mantenendo perfettamente intatto il suo tocco magico, anche dopo quasi vent’anni di carriera.

Caratterizzato da una profonda emotività e onestà e da una voce morbida e avvolgente,  è stato definito il miglior “sussurratore della storia del rock”. La sua vita personale è diventata la principale fonte di ispirazione per la sua musica, con temi come le relazioni e le difficoltà familiari che si annidano tra i suoi testi.

Lo stile compositivo di William Fitzsimmons è intessuto di innumerevoli influenze. Il suo sound riflette a tratti l’atmosfera rilassante di Sufjan Stevens, l’onestà impenitente di Elliott Smith e la cruda dolcezza di Iron & Wine. Grazie alla sua scrittura sincera, la critica ha sempre elogiato la sua capacità di narrare storie personali con una vulnerabilità rara e commovente. 

Riconosciuto per la sua autenticità e questo suo approccio emotivo alla scrittura, William Fitzsimmons è riuscito anche ieri sera a toccare le corde più profonde dei suoi ascoltatori con la sua musica intensa e sincera e con il suo atteggiamento amichevole, ironico e privo di filtri.

Nascoste tra i suoi bellissimi brani si sono celate anche due cover: “I want it that way” dei Backstreet Boys e “Wonderwall” degli Oasis che l’artista ha saputo Fitzsimmonsizzare sapientemente, come ci ha abituati da anni, scherzandoci su “posso prendere qualsiasi brano e renderlo una canzone funerea”.

Nel complesso un concerto onesto, toccante, che ha colpito per la naturalezza con cui Fitzsimmons riesce a dosare le note e sussurrare con rara intensità, appoggiando la sua voce soffice sulla malinconia di fondo che forgia ogni suo brano, testi intensi e sinceri. Ha saputo creare un’atmosfera intima, onirica e sognante, nello spazio di un’ora e trenta di musica di grande livello, esposta con una semplicità disarmante.

Ad aprire lo show, il duo acoustic rock “Filo di Arianna“, che hanno proposto il loro set di ballate intrise di rock e un medley di “Impressioni di settembre” della P.F.M. e “Dentro Marilyn” degli Afterhours.

La scaletta:

On my Radar

Passion play

Altar

I know what happens

I don’t feel it anymore (Song of the Sparrow)

Amsterdam

Hear your heart

Lions

Fortune

Flowers

I had to carry her

Catch you if you fall

I will not forget you / after afterall

What hold

Beautiful girl

Everywhere

Articolo e foto di Ginevra Baldassari

Ringraziamo Marta Fontana di MusicaPerRoma

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