Weyes Blood al Serraglio, spacey art folk sulla luna e oltre

Nathalie Mering è Weyes Blood, eroina etero folk tutta per le anime che lunedì sera hanno presenziato al Serraglio la prima data italiana della cantante americana. Reduce dall’avventura spagnola al festival di Barcellona, la bella figura di Weyes Blood plana sul palco milanese con la genuinità e la semplicità di una personalità all’apparenza semplice, che in realtà nasconde pulsioni e testi molto profondi. Front Row Seat To Earth è il nome dell’album che viene celebrato in tour dalla cantante, accolta con lo stupore di una divinità country quando con si presenta con un vestito spacey e la folta chioma. Un abito in linea con le intenzioni di una singer che, seppur nata in California, ha poi sostato in Pennsylvania il suo credo.
Lo show è improntato proprio sulla disamina del suo taglio col passato, fatto di religiosità abbandonate e vaste pianure che gli hanno negato il battito del mare, mentre una gigantesca sfera di cristallo si abbate sulla provincia americana a ricordargli effetti progressive e densità folk. Quando imbraccia la chitarra si muove il sapore di Jonny Cash, con Ani di Franco a fargli da portavoce tra una spirale di movimenti d’alt folk che suona insieme al suo gruppo. Batteria, keyboards e un suonatore di un oggetto antesignano del synth, per una band che usa effetti distorsivi di chitarra e qualche suono spaziale e mastodontico.
I pensieri di Weyes Blood sono orientati all’amore e alle sue conflittualità, lungo velate autostrade del sentimento risucchiato in ampolle che amano la sua voce mai urlata, spinta tra le lyrics personali di Do You Need My Love, e poi diritto fino cinematiche note di Can’t Go Home.
Una sacerdotessa dai tratti seventies, che non disdegna qualche timidezza, questa è stata Weyes Blood, cantante in ascesa coi suoi sogni e i suoi incubi.

Grazie a Sherpa Live per l’invito.

Testo a cura di Andrea Alesse

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