Il 31 gennaio la band romana The Light Drown ha rilasciato il nuovo singolo Mare e ne abbiamo approfittato per conoscerli meglio
Il nuovo singolo dei The Light Drown è una riflessione collettiva e personale sulla difficoltà di chiedere aiuto, sulla fragilità del ritrovarsi nel bel mezzo di un’improvvisa tempesta, e sulla speranza che un gesto empatico, un semplice sguardo che possa salvarci dal perderci definitivamente.
Tematiche importanti trattate con creatività e precisione da una band giovane che dimostra di avere molto da dire. Speriamo che con questa intervista possiate conoscere meglio i componenti della band e apprezzare ancora di più l’ascolto nel singolo e dell’album che uscirà, con tutta probabilità, verso la fine del mese di marzo.
1) La vostra band è nata tre anni fa, nel 2022. Cosa vi ha spinti a iniziare a fare musica insieme? Qual è la visione che vi accomuna?
Il progetto nasce dall’esigenza di Giulio e Stefano, e l’aggiunta di Zacky in un secondo momento, di concretizzare le proprie idee, di voler lasciare un’impronta ben definita nell’industria musicale. Sentiamo costantemente che dobbiamo tirar fuori quello che pensiamo in ambito di relazioni, di amore, di malinconia, di esperienze, ecc
2) Il vostro nome “The Light Drown” rappresenta l’unione di due brani: There is a light that never goes out (The Smith) e Drown (Citizen), due brani abbastanza differenti tra loro, il primo più soft e il secondo più aggressivo. Cosa rappresentano per voi queste due canzoni e come mai avete scelto in qualche modo di unirle per trovare un nome che vi rappresentasse come band?
Venendo tutti e tre da background musicali completamente differenti l’uno dall’altro abbiamo riscontrato qualcosa in queste canzoni che ci accomunasse, per il sound, per la parte più cruda, per la parte più cantautorale, singole componenti che differenziano poi le nostre canzoni.
3) Quali sono le band o gli artisti che ispirano maggiormente la vostra musica? C’è qualcuno in particolare che vi fa dire: “Un giorno vorremmo essere come loro”?
Come detto precedentemente ognuno di noi ha un background differente, ma la band che più ci accomuna a livello di sound e di impatto sul palco al quale ci ispiriamo maggiormente sono i My Chemical Romance. Vogliamo arrivare su palchi sempre più importanti e non stancarci mai di portare la nostra musica live ovunque.
4) Che musica vi piace ascoltare? Avete gusti musicali del tutto simili o le vostre playlist sono diverse?
Abbiamo gusti simili per alcune cose ma totalmente diversi per altre. Giulio viene dal punk/pop-punk californiano, Stefano dal cantautorato italiano, Zacky dal metalcore americano. Crediamo di aver trovato un punto d’incontro che ci accomuna e le nostre esperienze e conoscenze individuali musicali vengono messe poi sul tavolo per creare quelle che sono poi le nostre canzoni.
5) Parliamo di Mare. Il testo fa riflettere sulla solitudine, parla del mare che non libera più ma trascina a fondo. Eppure mentre si sprofonda c’è anche la speranza che qualcuno noti che stiamo annegando, anche se fatichiamo a chiedere aiuto. Uno sguardo può salvare, può essere una mano tesa. “In queste onde siamo in due, ma chi affonda sono io”: non tutti siamo in grado di nuotare allo stesso modo, c’è chi riesce a stare a galla e chi ad un certo punto non riesce più e in quello sprofondare ci si sente soli proprio perché vediamo che gli altri invece ce la fanno. Quindi il brano parla di solitudine, paura ma anche speranza che qualcuno arrivi a salvarci. Ho trovato il testo evocativo e forte. Volete parlarci del brano? Cosa lo ha ispirato?
Si esatto , ‘Mare’ è stata scritta in quei momenti in cui ti senti completamente perso. E’ il nostro modo di dire che, a volte, basta solo qualcuno che ti guardi davvero negli occhi, che capisca il tuo dolore, anche quando sembra che tutto stia andato a pezzi
6) Nel brano Per Me parlate della quotidianità che opprime e soffoca, di come si fatichi a ritagliarsi del tempo, a prendere una boccata di ossigeno e anche qui compare l’elemento mare nel visual. Cosa rappresenta per voi il mare?
Molte volte lo vediamo come un posto sicuro, il nostro posto sicuro, d’ispirazione e di catarsi. Altre volte può essere un simbolo metaforico per rappresentare il vuoto interiore, un posto dove identificare il proprio dolore senza che nessuno se ne accorga
7) In Fuori e Amore Kamikaze ci parlate di amore in modi differenti. Il brano Fuori è una richiesta d’aiuto, la ricerca di qualcuno a cui aggrapparsi e che rimanga stabile mentre la vita cambia. Qualcuno che possa proteggerci e sorreggerci. In Amore kamikaze l’amore assume una connotazione più distruttiva, diventa il sacrificio di farsi carico di ciò che opprime l’altro, il sopportarne il peso sulle spalle affinché l’altro si liberi. E anche il titolo della canzone richiama questo concetto di amore distruttivo, di qualcosa in cui ci buttiamo consapevoli che ci farà male. Per voi cos’è l’amore? Un punto fermo o un pericolo?
Crediamo sia l’aspetto più complicato, bello e complesso della vita. Può essere un’arma a doppio taglio. Parliamo dell’amore anche per esplorare la complessità delle relazioni e la vulnerabilità dell’animo, ricerca di protezione e richiesta d’aiuto magari verso la persona amata. E’ un tema che emerge spesso in molte nostre frasi.
8) Il vostro primo disco è in lavorazione. Volete darci qualche spoiler? Quanti brani comprenderà? Quando verrà rilasciato?
Sì, stiamo lavorando al nostro primo album. Siamo molto fieri e soddisfatti del lavoro fatto in studio, ci stiamo lavorando da 2 anni circa ed è stato bellissimo. E’ un album che parla di un percorso emotivo, di amore e abbandono, di ricerca e salvezza personale. Comprenderà 8 brani, di cui 4 già usciti come singoli e già presenti su tutti i social. Dovrebbe uscire verso la fine di marzo e non vediamo l’ora.
9) Sappiamo che vi siete già esibiti live in passato. Avete previsto nuove date? Qual è il vostro palco dei sogni, quello che vi farebbe dire “Ok, ce l’abbiamo fatta”?
Si abbiamo già calpestato bei palchi e abbiamo circa 5/6 date già pronte . Già arrivare su un palco per noi importante come quello dell’Alcatraz di Milano o dell’Atlantico di Roma sarebbe un sogno che diventa realtà.
Grazie alla band per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande e a Giovanni Marzola di Astarte Agency per per averci fatto scoprire i The Light Drown.
Intervista a cura di Alessia Barra