The Klaudia Call, tra accordi e più in croce e sentimento

Autore: The Klaudia call
Album: The Klaudia call
Autoprodotto

Quando le agenzie stampa e la comunicazione social invadono il tutto, mettendo il rapporto fisico con la musica in secondo (o terzo piano), ecco che finalmente spunta qualcuno che ti viene a cercare. I The Klaudia call (il nome non è legato a quel film di Tinto Brass, vero?) da Francavilla Fontana, zona brindisina già alle cronache per il loro quasi compaesano Amerigo Verardi. Un trio basso/batteria/chitarra che suona con l’armonia di un amicizia che dura da secoli, quando ai tempi delle superiori andavi alla ricerca dei tuoi amici affini nei gusti musicali. E così, ecco un disco omonimo con in copertina una bella rappresentazione di Dino Clavica, per un progetto grafico e umano do it Yoursellf che crede nella condivisione, dopo un ventennio passato dietro agli accordi underground di un’altra local band, i Lova.
Dentro alle dodici tracce, una miscela di raffigurazioni che mi ricordano tanta buona scena indipendente italiana, con passaggi che masticano attitudine alla Frontiera (Ex Kina, e ho detto tutto) e chitarre di Ritmo Tribale con Edda nel cuore, e con quel segreto poster del Battisti nazionale lasciato in cantina ma lucidato ad ogni cambio di ritmo. Umori che si rincorrono in un trio che ama davvero la musica e ci regala una canzone dal titolo semplice come 120, in cui si sentono diversi passaggi new wave di Diaframma memoria. Chitarre evocative e slogan lanciati nel vuoto (abuso di te) per far incontrare Fiumani con il trullo dove goliardicamente registrano con microfoni canta tu l’ultima canzone dell’album, Una giornata al lavoro.
Si inizia con la marcia post ‘77 (anno di nascita dei tre) Una settimana fa, in cui è la quotidianità a dare coraggio, mentre Niagara ha una punta di malinconia messa in piedi su giri di basso e riff anni ottanta che poi esplodono nella successiva Tutto e niente, quasi una poesia artigianale che ascolta i Dinosaurus Jr. mentre raggiunge il mare con Bob Mould già pronto a fare il barbecue in spiaggia dopo le dichiarazioni che i The Klaudia call gli hanno fatto in gran segreto.
In qualche traccia troviamo più spazio per un sound più maturo (Epoca), attratto dalla melodia del cantante Alessandro Palazzo (cognome importante per l’italicum underground) che ricorda una relazione, perché in fondo dell’amore, anche con chitarre spigolose, non si può non parlare. Interessanti i cambi di ritmo di Nascondino, come anche l’acustico movimento a tratti psichedelico di Pagina, sempre attaccato al loro animo sognante e alla loro scrittura esposta alla fragilità, mai doma anche tra le maree di nuovo new wave di Tandem.
Quando l’autoproduzione segue giuste strade, non dimentichiamoci di incontrale.

Andrea Alesse

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