Una combo avvincente, una serata da fotografare nel tempo. MGMT e Justice hanno reso ancora più affascinante il disegno musicale del Milano Summer Festival. L’ippodromo di San Siro trasformato per una sera in una discoteca tribale electro, con una folla variegata, che si fa largo tra i tatuaggi e le magliette nere ornate dalla croce del duo francese. Un’occasione unica quella di ballare con i Justice, prima dei quali si esibiscono i rinnovati MGMT. Ex enfant prodige della sfera soft electro pop, i ragazzi si cimentano nell’immenso palco in un set floreale e adornato dai visual stroboscopici. Una folla che canta e un cellulare come status symbol, mentre scorrono le loro hit Kids e Time To pretend, oggetto di una folta ripresa che fa sussultare il pubblico dopo passaggi sonori che richiamano il loro variopinto pop psichedelico.
Affettuosi e pieni di carinerie, il duo americano è fiancheggiato da un set che vede in prima fila un immenso pupazzo gonfiabile di colore giallo, un sussulto contro l’età oscura che cantano con Little dark age, il loro lavoro portato sul palco con l’amore compassato e compatto per una dialettica anti-Trump che sfocia in un suono sempre più ricercato e sobrio. Ma il divertimento è divertimento, e allora spazio anche alle camice floreali e al muro di synth adornato dal brusio felice di tastiere e chitarre melodiche, con in testa il nuovo ritmo del gruppo, meno ammiccante e più riflessivo. Ci rivediamo quindi al chiuso, a novembre e a Bologna, per l’unica data italiana dei MGMT.
Terminato il loro set arrivano quindi i fuochi pirotecnici musicali dei Justice, in un live che molti non dimenticheranno facilmente, difficile da traslare su di una carta stampata senza che aver assistito ad uno spettacolo di luci e performance di altissimo rango. Campioni del mondo, per davvero e non su di un misero campo da calcio, i due francesi fanno tesoro delle loro precedenti vite di graphic designer, calandosi alla perfezione in un ambiente fatto di allucinazioni sonore al gusto di laser e effetti spaziali.
Eccoci al dunque, allora, tra capanne fatte di luci, un palco che si spezzetta e cambia posizione, un’architettura elettronica essenziale e poliedrica, e led infuocati e tridimensionali che illuminano la notte e si uniscono ai beat del duo transalpino. Gaspard Augé e Xavier de Rosnay sembrano i fratelli ricchi di Thoma Milian, con bomber da paninari e pantaloni attillati pronti per salpare con i nostalgici dell’era di Raoul Gardini. Suonano spesso uno davanti all’altro, rigorosamente di profilo come nelle foto segnaletiche, e quasi a volersi dimenticare dell’enorme folla che balla, suda e alza il polverone felice a suon di D.A.N.C.E. e altri baluardi dell’electro dance mondiale. Dimenticate a casa la noia, perché con i Justice si è toccato anche il suono più tribale e drum’n’bass. Cross, la croce sacra dell’esoterismo compare e scompare, segnando il passo ad un live da cassa dritta e zero pause, con campionamenti d’avanguardia e la classe dell’enorme traccia Genesis a tessere le fila di un concerto immenso, per vista e udito. La carovana del duo non si ferma quindi mai, con una house spesso taroccata da elettro-clash e un animo da avanguardia sonora di prima classe. Si viaggia e si balla al sicuro sul loro treno, senza parole di troppo ma con una venerazione che del loro suono, epico anche all’Ippodromo di San Siro.
Grazie a Vivo Concerti per l’invito.
Andrea Alesse