Zeman, un band padrona del bel sound

Autori: Zeman

Album: Non abbiamo mai vinto un cazzo

Label: To Lose La Track

Press: Sbam ufficio stampa

 

Un gruppo che cita i Kina nella loro presentazione andrebbe già raccomandato. Dopo l’epico Se Ho vinto se ho perso del gruppo di Aosta, ecco la spiegazione dei Zeman all’ansia da prestazione e alla gioventù da copertina. Da Udine, nome (Zeman) che non ha bisogno di spiegazioni o giri di parole, i quattro musicisti girano intorno ad un collettivo musicale che chiama in causa spiragli post punk e new wave, giovandosi della magia elettro pop che  preferisce il cantato in italiano. Dopo il loro primo lavoro, Fame (To Lose la Track, 2015), un nuovo interessante album che alza il tono, utilizzando una forma canzone che con ilarità e suggestiva ironia taglia netto il paniere dell’italian way of alternative music.

I Zeman mettono le mani avanti da subito, dichiarandosi amanti della vena outsider di  chi ama il bel gioco senza vincere, ma ammaliando avversari e sganciando perle di bel gioco a destra e a manca. Per questo, si parte da Insoddisfazione, pezzo che mischia un giro di synth e un universo di mid tempo che potrebbe portarci fuori schema, ma che in realtà ci ricorda poi dei veri Zeman con la coda strumentale. Un brano che Cosmo apprezzerebbe, ma che è l’antipasto per le successive avvisaglie del gruppo friulano, più a suo agio con le melodie su amore e sparizioni che citano Pertini e Bearzot, e che mischiano batteria sincopata e rullate divertenti da cantare stretti alle proprie delusioni.

Un indie pop con toni a tratti più muscolari (Ada) è il trait d’union con il vecchio disco, con la narrazione di una storia a farla da padrone, nel parlare di una ragazza salvata dall’arte, una delle molte che gli Zeman trovano sotto il loro palco a saltare. Le canzoni dei friulani sono infatti energiche e vitali, anche quando la scrittura tratta di cinismo e vite gettate al vento dietro ad un lavoro, suonate con virgulti dub in Le cose più strane (Dub Fx che incontrano l’indie pop italico stralunato e velocizzato).

In La Rivoluzione fa capolinea anche la letteratura, con un testo di Testo di Antonello M. Dinapoli, scrittore udinese autore del libro “Il mercoledì delle ceneri”, per un’altra canzone che porta in dote il gusto retro pop. Dopo l’esorbitante intro sintetico di Breve storia di un concerto di merda, i Zeman ci lasciano con la voglia di nascondersi di Non ci troveranno, altra song vicina agli episodi de I Cani per l’utilizzo di tastieroni e amabili giri di valzer elettro pop.

Sono i Zeman, è questo è il loro miglior album per attaccare la moviola indie moderna.

Andrea Alesse                                                                                                                       

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