Autori: Brücke
Album: Yeti,s’ Cave
Press: Chains Press and Promotion
“Yeti’s Cave” parla di un lungo periodo di reclusione, ricerca e crisi.
E’ una crisi che nasce dal processo creativo, ma che presto si rivela essere più pervasiva.
E’ la riscoperta del gioco e delle possibilità combinatorie offerte dal timbro e la sua ricerca che portano al superamento della crisi, vista non più come limite ma come opportunità.
“Yeti’s Cave” è anche un luogo, la nostra sala prove e quartier generale, cresciuto con noi nel corso di 4 anni di attività.
Spesso è stato teatro di incontri o punto di ritrovo per iniziare un viaggio.
E’ in questo posto, all’interno di un’officina, che il progetto ha preso forma”
Brücke è un collettivo di quattro artisti, m anche una forma d’ispirazione aperta e concreta che lascia spazio all’immaginazione musicale e alla sperimentazione. Vengono da Livorno e lanciano la loro prima creatura che trasuda di ambiente neopsichedelico e trame di post rock, con inserti di lisergiche parti elettroniche a farci comprendere il loro ardore creativo.
Una piacevolissima scoperta, per me che non conoscevo i loro samples che trasudano di una ricerca del suono impostata e ben articolata. A ben vedere, già dalla verve linguistica dei titoli dei brani si comprende la loro felice inusualità e i loro voler fuggire dal ciclone delle banalità del nuovo millennio, affrontando il futuro con un double bass e dei synth sparati delle colte fuori dalle orbite industrial che furono dei Nine Inch Nails.
Yeti’s Cave (nome del disco ma anche sala prove dove tutto è nato) sono cinque tracce che i Brücke fanno partire con un brano (Annaciccia) privo di parole ma ricco di suggestioni e trame electro, mischiate come in una intro di un qualche viaggio fatto dai Dead Meadow. Un preludio al viaggio che prosegue con Prociutto e l’attacco alla Liars che mette nell’angolo i possibili detrattori di un gruppo che merita attenzione, dando poi al pezzo uno stralunato gusto che richiama un eco di Morrissey colpito al cuore da un sound psichedelico.
La struttura canzone torna più saggia in Ovomaltino, dove i tocchi di chitarra amano scandiscono la marcia prima del black out che spegne i riflettori sotto il magma sintetico.
I Brücke non si tirano indietro, e ricordano la filosofia di Mai Mai Mai e il suo field recording in Carramatozzi, incubo moderno che ne rilancia ancora la creatività e lo spessore, in un mix stilistico intrigante che vede Matteo D’Angelo (Siberia) alla voce.
Tebe, invece, è il pezzo finale che sbaraglia la monotonia con un gran finale costruito e sentito, dove il post rock dei Maserati si mette al loro servizio per rilanciare ancora il ritmo, stavolta solo orchestrale e magnificante.
Andrea Alesse