SoFaKing, rock alternativo per tutti i gusti

Artsita: SoFaKing
Album: SoFaKing
Etichetta: I dischi del Minollo

In copertina un pupazzo lacerato con gli arti tagliati e un espressione insolitamente tranquilla. Nel disco l’indomita tranquillità del pupazzo prende vita e si muove a ritmo di alternative rock, anche con le gambe e le braccia tagliuzzate. SoFaKing, infatti, non è uno che si risparmia, promuovendo un primo album denso di atmosfere indie garage e atteggiamento copiosamente lo -fi.
Un disco omonimo che il genovese Paolo Pretto registra con la voce e le chitarre, aiutato dal basso di Nicola Sannino e dalla batteria di Paolo Tixi. E mister SoFaKing ci mette decisamente del suo, portando in dote l’esperienza dei Lemmins e tutto un certo bagaglio di grunge e noise, che si disseminano e si trasformano lungo dieci tracce che amano la lingua rock per eccellenza, quell’inglese che viene tirato a lucido con lirismi vivaci e senza tempo.
Registrato nel piccolo studio del cantante, il primo lavoro di SofaKing ama da subito le sonorità garage alla Balck Keys, dedite in So young ad un ritornello che richiama l’adolescenza indie e le camice di flanella importate dal mondo Sup Pop. Una ouverture docile, per un artista che poi passa ad assaporare quella forza espressiva che alza i decibel delle chitarre, perdendosi nel noise di Daily Strip come una band in vita dalla tenera età dell’high school. È un sound maturo e vicino anche alla tenacia dei Pontiac, chiuso in ritornelli spigolosi e pungenti chitarre che aprono a melodie (Again), ma anche alla punta psicotica degna di Yeah Yeah Yeahs (Riding a puppet).
Un lavoro assolutamente godibile, uscito per I dischi del Minollo, ossia per gente che è sempre pronta a scovare talenti dimenticati o nuove leve, dandogli fiducia a colpi di giri di basso. Quello che i ragazzi del Minollo cercano non è però sempre un sound aspro, come dimostrato dal nostro SoFaKing quando la ballald viene fuori infuocando la nostalgia canaglia in An old Record, dove compare un acustico e una voce metallica sempre disponibile alla ricordo. Il talento lo-fi regna comunque incontrastato con incastri di Warlocks in The past moon, traccia che riconosce l’amore anche per certi Weezer con un tono catchy e tanta profondità di suono. Inaspettata e gradita la vena rockabilly di The Sour, prima della polvere blues rock di Sister pain, tributo alla sofferenza amica e creativa che ama l’elettrico.
Un buon esordio, dunque, per un suono passionale e che possiamo far nostro con semplicità, in barba a inutili discorsi di età e generazioni. Come detto, infatti, SoFaKing è per tutte le stagioni rock.
Andrea Alesse

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