Negramaro Palasport 2025 al PalaSele di Eboli: un ritorno tra emozione, memoria e nuova energia

Buona vita. Buona pace a tutti… quella vera.
Con queste parole, Giuliano Sangiorgi ha salutato il pubblico del PalaSele di Eboli, chiudendo una serata che ha avuto il sapore dell’abbraccio e della riconciliazione.

Ci sono luoghi che restano impressi nella memoria come coordinate di un destino. Per me, il PalaSele di Eboli è uno di quei luoghi. Era il dicembre del 2013 quando ho varcato per la prima volta le sue porte: in prima fila, una macchina fotografica stretta tra le mani e il cuore che batteva più forte della musica. Sul palco c’erano i Negramaro, e tra la folla un addetto alla sicurezza, che poi scoprii essere un fotografo, mi lasciò scattare qualche foto.
Non lo sapevo ancora, ma quella sera, tra le luci e la voce di Giuliano Sangiorgi, era nata la mia passione per la fotografia live.

Grazie per tutta la vita che siete stati e che sarete” 

Il concerto, tappa del tour Palasport 2025, ha acceso ufficialmente la stagione invernale dei live al PalaSele, riportando in Campania una delle band più amate della scena italiana.
Nei concerti dei Negramaro c’è sempre un equilibrio sospeso: la potenza del rock e la fragilità delle parole. Sul palco il suono si fa luce e la band si muove come un corpo unico, tra pause di respiro ed esplosioni di energia.

Una scaletta piena e corposa, in equilibrio tra le nuove tracce dell’album Free Love e i grandi classici che hanno segnato la carriera dei Negramaro: Estate, Mentre tutto scorre, Solo 3 minuti, Fino all’imbrunire, L’immenso e tanti altri. Dal primo all’ultimo brano, la band è apparsa in grande forma, capace di tenere insieme intensità e leggerezza. 

A rendere ancora più speciale la serata, un brindisi improvvisato sul palco: “Facciamo un sorso di birra e brindiamo come si fa qui al Sud: aiz aiz aiz, acal acal acal, accost accost accost, a’salut vostr!”.
Un gesto semplice, ma pieno di calore, che ha unito band e pubblico in un momento di pura condivisione, tra sorrisi e mani alzate.

Non è mancato poi l’omaggio a Pino Daniele, ricordato con affetto e rispetto, come una presenza viva nella memoria di chi fa musica per raccontare l’anima.

I Negramaro dimostrano, ancora una volta, di saper trasformare ogni palco in una storia, ogni nota in un frammento di vita condivisa.

Stasera, a distanza di dodici anni, torno qui con un accredito ufficiale al collo. Sempre con i Negramaro sul palco, ma con una prospettiva diversa: quella di chi, nel tempo, ha trasformato un’emozione in mestiere.
Un cerchio che si chiude. O forse, semplicemente, che continua a girare.
Sotto quelle stesse luci, con la stessa gratitudine di allora.

Si ringrazia Gilda Camaggio di Anni60produzioni, 

Foto della serata e articolo a cura di Rosamaria Buono.

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