Ieri sera, l’Auditorium Parco della Musica ha ospitato un evento che ha unito il fascino del rock più fresco e genuino con la sobrietà di un’esecuzione acustica: il concerto di Naska, che ha chiuso in grande stile il suo tour unplugged nei teatri.
Il palco, essenziale e scarno, con strutture di fili sospesi che disegnavano traiettorie sottili nell’aria, ha offerto il palcoscenico ideale per il cantautore che, pur mantenendo intatta la sua energia punk pop, ha scelto di spogliarsi della sua solita carica elettrica per concentrarsi sulla sua scrittura e sulla forza evocativa dei suoi testi.
Naska si è presentato in maniera inusuale rispetto ai suoi soliti look da palco: pantaloni larghi in pelle e una camicia nera con cravatta, portando con sé un tocco di eleganza discreta che contrastava con la sua abituale indole più dirompente. Un’apparizione che ben si adattava alla versione acustica del suo stile, più intimista ma non meno potente.
Perfettamente a suo agio sul palco, ha attaccato con «7 su 7», a cui sono seguite «La mamma di» e «Come te».
La vera magia della serata, però, si è creata proprio nell’intimità che l’acustico ha saputo generare. Lontano dal caos sonoro delle sue performance elettriche, Naska ha offerto un set più intimo e personale, un dialogo profondo con la sua musica e i suoi testi. I brani, che nella versione punk pop sono spinti dalla potenza del sound, in versione acustica si sono trasformati in riflessioni potenti e delicate. Le parole di Naska hanno avuto il tempo di respirare, di farsi ascoltare in tutta la loro varietà e complessità.
Sul palco, Naska è stato accompagnato da tre musicisti che lo hanno supportato con una maestria discreta e sapiente, facendo risuonare ogni nota con grande precisione. La loro presenza, discreta nella modestia della scenografia, ha fatto sì che ogni canzone venisse elevata a una poesia musicale, mettendo in risalto la struttura e la profondità dei testi di Naska.
Il pubblico, variegato e giovane, con chiome dai colori più strani, ha contribuito a creare un’atmosfera surreale, da grande cartone animato o film di supereroi, in cui l’energia viscerale della musica si mescolava a una dolce malinconia, e in cui i testi, sempre potenti ma mai aggressivi, diventavano delle piccole narrazioni. Ma quella che Naska ha regalato ieri sera non è stata solo una performance, ma un atto di sincerità emotiva.
Sebbene la sua musica in versione acustica sia stata meno prorompente e trasgressiva rispetto alle sue consuete esibizioni, Naska ha saputo mantenere la freschezza che da sempre lo contraddistingue, regalando una serata che, pur nella sua sobrietà, è stata pervasa dalla stessa energia rivoluzionaria che caratterizza il suo stile. Ogni canzone, resa più fluida e distesa, è diventata l’occasione per apprezzare ancora di più la sua poetica, che non ha mai smesso di emozionare il pubblico.
Quella di ieri è stata una conclusione perfetta per un tour che ha saputo mescolare la potenza della sua musica con la delicatezza dell’acustico, e Naska ha confermato, ancora una volta, di essere un artista capace di emozionare, sorprendere e coinvolgere con un’intensità unica. Un concerto che ha lasciato il pubblico con il cuore in mano, consapevole di aver assistito a un momento che ha reso omaggio alla musica di altre generazioni, e soprattuto alla bellezza di raccontare storie senza bisogno di amplificatori.
Foto e articolo di Ginevra Baldassari
Ringraziamo Marta di Musica per Roma e Stefano Di Mario di MN Comm