Mac DeMarco al Circolo Magnolia, il racconto

Arriva sul palco con la musica del padrino, un cappello preso in qualche Brooklyn flea market di seconda fascia e i soliti calzoncini nerd con lo smile. Signori e signori, lunedì sera al Circolo Magnolia è stata la festa di Mac DeMarco, in un bagno di folla che ti fa vedere il concerto da lontano se arrivi tardi.

C’è da dire che se sei arrivato tardi, ti sei anche perso il live dei Costiera, e hai fatto male. Freschezza dalla costiera amalfitana fino al palco di Segrate, con soul pop elettronico e baci, tenerezza indie e gusto per la dinastia dei loser americani. Cantano  di un’Italia “aperta… di cuore e di mentee sognano di guardare insieme al pubblico il talento di Mac DeMarco dai tropici di una località balneare cara a Lucio Battisti, prima che si  palesi il canadese in modi ciondolante e gustosamente schizofrenico, per cantare con i presenti.

Tra cartelloni al vento che recitano il suo nome e innumerevoli coppie che si baciano, il suo jungle pop è cantato con l’armonia di chi spera di trovare nel camerino la vecchia birra in lattina che Mac utilizzava per ubriacarsi al liceo, con quel pizzico di nostalgia che riempie le sue note dal vivo. Ottima capacità di stare sul palco in maniera personale (da provare a casa la roteazione del microfono) e anche tante virtù nel suonare la chitarra, con Mac DeMarco puoi star certo che la serata avrà il suo perché, senza effetti speciali e manie di grandezza.

Semplicità e ironia, con una band uscita diritta dal film Point Break, e le caramelle gustose di Choo Choo, This Old Dog o di vecchi classici come My Kind of Woman e Rock and Roll Night Club a farla da padrone. Gli accendini salgono in cielo, mentre Mac abbozza una voce roca e un arpeggio chitarristico virtuoso. Non più bravate giovanili, ma amore per un pop lo-fi che nella seconda parte del live prende una piega anche più punk, sino alla finale stesa a terra per cantare la parte del famoso bis.

Lode e gloria a Mac DeMarco e al suo stile, leader dei fuori posto e dei professionisti del cazzeggio gentile, tra una birra e un racconto di notti passate davanti ad un videogioco con la su musica.

Andrea Alesse

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Foto di copertina a cura di Vincenzo Nicolello (Foto d’archivio)

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