Lamansarda, delicatezza folk con Foreign Bodies

Autori: Lamansarda
Album: Foreign Bodies
Label: I Make Records

Alternative folk e indi(e)pendenza musicale fatta col cuore. I campani Lamansarda hanno un nome che deriva dal luogo dove si s riunivano per suonare e uscire dal ghetto dove sono cresciuti. Attenzione, però, non sono i nuovi Co’sang o compagnia bella (gruppi rispettabilissimi, s’intende), bensì semplicemente dei ragazzi cercano di combattere il loro quotidiano con poesia e avanguardie dall’attitudine folk. “Foreign bodies” è così un album malinconico e nostalgico quando serve, in cui si incrociano le foto dei componenti della band da piccoli che la band mette nell’artwork dell’album, per mostrare il tempo che passa e non ritorna più.

I Lamansarda sono così il prodotto di un’avanguardia che si nutre di intime ballate alla Stu larsen e visioni al chiarore di luna e note di piano (Hypericum). Una voce preziosa accompagna il tutto, con cantato in inglese e padronanza di uno spirito in fondo molto soul, per far venir fuori l’anima della mansarda, luogo dove suonare con parsimonia le proprie canzoni.

Un’eco lontano di tromba alla Gustavo (l’etichetta è la stessa) si impegna ad avvolgere come una coperta i brani del gruppo, in un disco in cui l’acustico di The Orchand arriva a toccare le corde dei Beirut, attaccandosi ad un certo peso del cantautorato ricercato e delicato. Il duetto con una voce femminile fa il resto e dona ancora più spessore al brano in questione.

La vena folk è la marcia in più di pezzi come The Crime Scene, in cui si fonde l’interiorità delle corde toccate con bravura alla Persian Pelican e il solito composto aspetto vocale della band, con un finale in cui gli effetti si fanno sentire per stravolgere con delicatezza il tutto.

Uno dei brani più belli di “Foreign Bodies” resta sicuramente Desirèe, categoria musicale che fonda le sue radici nel british folk puro e significativo, in cui si incontrano chitarrine tenui e cappelli da farmer distesi sull’erba ad asciugare. Per chi pensa che anche in Italia la genuinità dell’alternative folk non possa attecchire, i Lamansarda sono la risposta.

Andrea Alesse
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