Autobiografia e sentimento, ecco We Move di James Vincent McMorrow

Titolo album: We Move
Data di uscita: 2 Settembre 2016
Etichetta: Believe Recordings / Self

“I’m actually at home, trying to convince myself to go out and get milk”. Poche parole per raccogliere la filosofia di James Vincet McMorrow, cantautore irlandese che fa uscire il prossimo 2 settembre il suo terzo disco, We Move, portandoci nella sua dorata condizione di artista girovago e sognatore. Un lavoro importante, le cui canzone sono state scritte tra Barcellona, Los Angeles, Toronto, Londra, Dublino e che viene alla luce dopo la collaborazione con produttori quali Nineteen85, Two Inch Punch, FrankDukes (al lavoro già con Kayne West), e Jimmy Douglass (uno che ha speso il suo tempo al fianco di Timbaland). Dopo Early in the morning del 2010, un rapido incontro tra Bon Iver e l’intimismo di un boscaiolo irlandese divenuto ben presto cool, e Post Tropical datato 2014, fantasioso ed esotico risveglio a colpi di beat elettronici e sintetizzatori, ecco un nuovo disco, giunto dopo le lusinghiere posizioni della classifica irlandese e l’inserimento di una sua cover, Wicked Game di Chris Isaak, nella colonna sonora della sesta stagione di Games Of Thrones.

Diciamolo subito, We Move è un album ambizioso e capace di porre definitivamente l’attenzione su picchi vocali di James, lucido interprete di una traiettoria sonoro che parte da Jeff Bucley e si trasforma in chiave moderna lungo le note di electro-writer dei nostri tempi come Keaton Henson e James Blake. Si tratta di 10 tracce di diversa impostazione, di cui la prima Rising Water, è la sognante interpretazione di un uomo che abbandona la sua auto in the middle of nowhere e continua a cantare dietro un ritornello accattivante e una composizione fresca che rimanda ai primi Bloc Party (con annesse sembianze della voce di Okerke, frontman del gruppo). Dopodiché, spazio al blues elettronico e ipnotico di I Lie Awake Every Night, in cui l’irlandese si confronta con vecchi fantasmi del passato, narrando di passaggi ospedalieri e voglia di fuga. Molto intensa è Last Story, in cui l’atmosfera si fa più rarefatta, mentre sullo sfondo sfilano i titoli di coda di un film che il nostro cantante di Dublino sembra avere bene in testa, tra trame oscure e resurrezioni imposte. Molto bella è intensa suona Seek Another, proposta di un cercatore di sogni che si confronta con ripetute e intense capacità vocali, sempre più vicine al mostro sacro Bon Iver. L’ultima traccia, Lost Angles, ci ricorda quanto autobiografico e reale sia il lavoro del songwriter irlandese, perso a metà tra la voglia di ricercare la felicità e la tiepida malinconia di un fish-out-of-water men, anche nella cosmopolita e colorata metropoli americana. Come indicato nella sua presentazione al disco sui social, infatti, l’autodefinirsi un perenne “pesce fuor d’acqua”, non è nient’altro che l’armatura dietro la quale si celano introspezioni molto solide, riconoscibili, peraltro, dai toni di brani come Get Low e Surreal, canzoni da camera, ma con l’Oceano che ci gira intorno.

TRACKLIST:
1. RISING WATER, 2. I LIE EVERY NIGHT, 3. LAST STORY, 4. ONE THOUSAND TIMES, 5. EVIL,
6. GET LOW, 7. KILLER WHALES, 8. SEEK ANOTHER, 9. SURREAL, 10. LOST ANGLES

Testo a cura di Andrea Alesse

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