Scisma: tutti i segreti di una reunion di successo, raccontati da Paolo Benvegnù

Era una tiepida giornata di maggio del 2003, quando gli Scisma decisero “artisticamente” di farla finita. Con un concerto evento all’Auditorium Flog di Firenze, i sette ragazzi si accomiatarono dal loro pubblico e si separarono, liberi di percorrere strade indipendenti, anche non strettamente musicali. Una crisi dettata da vari motivi: economici, personali ed anche musicali, visto che soprattutto Paolo Benvegnù aveva in mente di provare la strada solista. Per 12 anni i fan si sono dovuti “accontentare” dei dischi e dei concerti di Paolo, ma di quel variegato mondo femminile ( Sara, Michela, Giorgia) che regalava dolcezza e creatività non ce n’era più traccia. Anche l’uscita di Simmetrie una sorta di disco tributo, inciso da altri gruppi indipendenti nel 2012, lasciava presagire che la storia musicale del gruppo fosse davvero finita per sempre. Ed invece, il 2015 ha regalato l’inaspettato, orfani della musica e dei concerti i membri hanno deciso di ritrovarsi e di percorrere un nuovo pezzo di strada tutti insieme, con qualche defezione e qualche nuovo innesto. Paolo, Sara, Michela, Giorgia e Giovanni e la new entry Beppe si sono messi al lavoro. Questa idea ha preso forma piano piano, sfociando nella pubblicazione dell’Ep, Mr. Newton, contenente 6 brani molto diversi. Alcuni con il tratto inconfondibile degli Scisma, altri più allegri e spensierati, oseremmo dire quasi commerciali. L’appetito è venuto mangiando e così il passaggio dalla sala prove al palco è stato naturale. Ne è nato un mini tour di 4 date: Bologna, Brescia (2) e Roma, il prossimo 24 ottobre. Quello che ci sarà dopo ancora non si sa, forse nemmeno gli Scisma lo sanno. Intanto facciamoci raccontare la storia di questa clamorosa reunion, grazie all’intervista con Paolo Benvegnù.

Bologna è stato il primo “atto ufficiale” di questo minitour degli Scisma. Chi vi ha visti nel concerto di addio a Firenze, pensa che la vostra performance sia stata migliore. Il tempo vi ha resi più consapevoli?

«La prima differenza tra i due spettacoli sta proprio nelle prove. Per Firenze ci eravamo allenati pochissimo, mentre per preparare questo tour ci siamo trovati più volte. Ma il vero valore aggiunto derivi dal fatto che ognuno di noi abbia portato una bella dose di energia, che nel 2003 non c’era più. Quando sei felice tutto scorre via facilmente, ogni cosa è più gratificante. Se si sta bene in gruppo anche la bellezza è amplificata».

Vi siete stupiti di vedere tutta questa gente ai piedi del palco?

«Onestamente sì. Credo che sia una gratificazione per ciò che siamo stati, ma anche una testimonianza di gradimento per quello che abbiamo fatto oggi. E’ affascinante sapere che in tutti questi anni di assenza, qualcuno ci ha tenuto in considerazione: evidentemente per qualcuno siamo stati importanti».

In realtà a fianco dei vecchi fan, in sala si sono visti anche dei giovani, sintomo che c’è attesa e curiosità nei vostri confronti…

«Onestamente non sono in grado di confermare ciò che stai dicendo, semplicemente perché ero talmente preso a suonare e ad essere felice con i miei compagni. Di sicuro ho potuto incontrare e abbracciare molte persone che avevo conosciuto in passato. Allo stesso modo sono convinto che il nostro progetto possa in qualche modo interessare anche alle nuove generazioni. Questa cosa mi rende felice, perché quando fai musica sei chiuso in una stanza e non è affatto scontato che ciò che hai prodotto in quella stanza possa essere ascoltato e apprezzato da chi sta fuori. Credo che tutto questo abbia del miracoloso».

Oggi partite da due punti fermi: il disco e questo minitour che ha avuto un ottimo successo. Cosa faranno gli Scisma da domani?

«Di sicuro ci prenderemo del tempo per pensare. In realtà la cosa più bella di questa esperienza è l’essere riusciti a vivere questo momento alla giornata. Non abbiamo messo in discussione il passato né abbiamo pensato al futuro. Ci siamo limitati al presente e questo è stato un risultato speciale, ancora più speciale, se pensiamo che questa opinione è condivisa da tutti i membri del gruppo. Nessuno di noi ha pianificato il futuro, in fondo la scelta di ritrovarci in sala prove era dettato più da esigenze umane che non musicali. Essere riusciti a fare un disco ed alcuni concerti è stato un surplus».

Una mancanza di progettualità che probabilmente è dettata anche dal fatto che qualcuno di voi nel frattempo ha intrapreso altre strade ed ha altre esigenze…

«Di sicuro, specialmente per le donne degli Scisma, che in due casi su tre sono diventate mamme. Certo dovessimo progettare il futuro, sicuramente asseconderemmo le loro esigenze. Ma ripeto, il nostro risultato l’abbiamo raggiunto in sala prove. Aver organizzato questi concerti per ringraziare i nostri fan è stato fantastico. La cosa più importante è aver ritrovato la serenità e la felicità che avevamo perduto».

A questo punto una domanda dobbiamo fartela per forza. Come è nata l’idea della reunion? Chi ha fatto il primo passo? E’ stato complicato? Sappiamo che Sara Mazo ha dichiarato che ognuno di voi aveva lasciato la porta socchiusa, con la speranza che prima o poi qualcuno sarebbe entrato…

«E’ probabile che a livello inconscio avessimo lasciato aperto uno spiraglio. In concreto è successo che io sono andato a fare una data a Brescia e in sala c’erano alcuni Scisma. Dopo il concerto ci siamo detti, perché non provare a fare qualche pezzo, tanto per divertirci. Onestamente non mi ricordo chi abbia fatto il primo passo, forse io, forse Giorgia o magari Giovanni. In pratica quando sono ritornato a casa mia a Città di Castello, mi sono messo al lavoro. Ho scritto alcuni brani e li ho spediti agli altri, che dopo averli ascoltati me li hanno rimandati con le loro modifiche. Sono nati 9 pezzi, sei dei quali sono finiti nell’Ep. Li abbiamo registrati velocissimamente, in modo che non ci fossero ripensamenti».

Allora parliamo di questo Mr. Newton, che definirei una sintesi tra i vecchi e nuovi Scisma. Se prima eravate tendenzialmente malinconici, pensierosi ed intimisti, oggi emergono altri sentimenti, anche più allegri…

«Credo che sia fondamentalmente la testimonianza che abbiamo un nuovo modo di vedere la vita. Abbiamo cercato di essere un po’ tangenti a questo mondo, fatto di difficoltà e di bollette da pagare. Ecco abbiamo cercato di trasformare questo mondo con la fantasia, facendolo diventare diverso, rivisitandolo in modo più leggero».

In questi 12 anni il mondo della musica si è trasformato in termini tecnici, promozionali e di distribuzione. Sei stato tu, che la musica hai continuato a viverla, ad accompagnare gli altri in questo nuovo millennio?

«In realtà non abbiamo affrontato questo problema. Egoisticamente parlando è stato un incontro tra noi e noi: un’occasione per tirare fuori le cose che non avevamo mai avuto il coraggio di dirci. Il resto l’ha fatto il tempo, che per fortuna sfuma i sentimenti negativi e ci fa ricordare solo quelle belle. Ritornando ai cambiamenti, posso dire che è vero che la musica è cambiata e in Italia è ripiegata su se stessa. Noi per fortuna abbiamo sempre veleggiato su altre latitudini, siamo sempre stati un po’ timidi e meditabondi, mai aggressivi e questo atteggiamento forse ci ha liberato dall’ambizione sfrenata. Probabilmente ci ha penalizzato, ma di sicuro ci ha salvato da questi grandi cambiamenti».

L’ultima domanda riguarda il passato visto con gli occhi di oggi. Quando vi siete lasciati eravate poco più che ragazzi, ora siete persone mature che si sono fatte un’idea degli errori compiuti. Se aveste una bacchetta magica, cosa non rifareste?

«Probabilmente abbiamo bruciato le tappe troppo velocemente e abbiamo avuto poca occasione di fare delle esperienze. Questo vuoto ha reso difficile affrontare i momenti difficili. Se invece dovessi parlare a livello personale, dico che gli Scisma non hanno sbagliato proprio niente. Hanno cercato e trovato degli spazi musicali, quando si sono accorti che non c’erano più le giuste sensazioni l’esperienza si è interrotta. E’ stato un gesto di onestà per noi stessi, ma anche per tutti coloro che ci seguivano con tanto affetto».

Intervista a cura di Vincenzo Nicolello

Ringraziamo Paolo Benvegnù e la Big Time Production per la disponibilità

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