Roma, 12 marzo 2025 – L’Atlantico di Roma, gremito di anime assetate di verità e di un’esperienza che trascende la mera musicalità, ha assistito al ritorno de Il Teatro degli Orrori. Dieci anni di silenzio, dieci anni di attesa, interrotti finalmente dal tour “Mai dire mai”.
Ieri sera abbiamo avuto il privilegio di assistere a un evento che si è collocato a metà tra sogno e realtà
Pierpaolo Capovilla, ieratico vate di un’umanità in bilico, ha dominato il palco con una presenza scenica magnetica, intrisa di teatralità e carisma. La sua voce, graffiante e profonda, ha dipinto affreschi viscerali e feroci, alternando momenti di pura potenza sonora a passaggi più intimi e riflessivi. La sezione ritmica, pulsante e incalzante, ha creato un’onda d’urto emotiva, mentre i riff di chitarra, come lame affilate, hanno inciso solchi nell’aria, creando un’atmosfera di tensione e liberazione.
Il palco, teatro dell’anima, si è illuminato di blocchi di colore, ora rossi come il sangue, ora blu come la malinconia, o rosa come la speranza. La musica, una marcia dirompente, ha travolto il pubblico, azzerando i pensieri e risvegliando nuove energie. L’alchimia tra Capovilla, Gionata Mirai, Giulio Ragno Favero e Francesco Valente è stata palpabile, un’intesa che ha reso la performance un’esperienza unica e irripetibile.
La scaletta, un viaggio attraverso i quattro dischi della band, ha ripercorso i brani più iconici, dalle “canzoni pericolose” dei primi album ai pezzi più recenti, intrisi di denuncia sociale e politica. “Vita mia”, “Dio mio”, “E lei venne!”, “Non vedo l’ora”, “Compagna Teresa”, “A sangue freddo”, “Io cerco te”, “Il Terzo Mondo”, “Lezione di musica”, “Maria Maddalena”: ogni brano, un pugno nello stomaco, un invito a non arrendersi, a non conformarsi.
Ma non solo denuncia e grida viscerali. Il Teatro degli Orrori ha saputo anche commuovere, con brani intrisi di poesia e malinconia, come “La canzone di Tom”, “Direzioni diverse” e “Lezioni di musica”. Un mix di rabbia e armonia che ha travolto il pubblico, lasciandolo senza fiato, ma pieno di energia. Amore e ferocia perfettamente bilanciate in un muro di suono e evocazioni.
L’alchimia tra la band e il pubblico è stata tangibile, un dialogo costante di energia esplosiva. Capovilla, sacrale e potente, ha parlato di un concerto “fatto insieme”, uno scambio di emozioni che ha reso l’Atlantico un luogo di comunione, un tempio in cui la musica si è fatta rito.
Il concerto all’Atlantico, terminato con l’immancabile stage diving di Capovilla, ha confermato che Il Teatro degli Orrori è una band che ha ancora molto da dire e da dare alla scena musicale italiana. Il loro ritorno è un segnale di speranza per il rock alternativo, un genere che ha bisogno di voci autentiche e coraggiose come la loro. Un invito a non aver paura di sperimentare e di osare, e di gridare tutto quello che c’è ancora da dire.
Un evento memorabile, in cui la formazione veneta ha dimostrato di essere tornata più forte e affamata che mai, e di non aver perso un grammo della propria identità e della loro carica dirompente. Un’esperienza cruda e solenne, un mix di rabbia, poesia e denuncia. Un risveglio feroce da un torpore in cui non sapevamo di stare scivolando. Arde ancora forte il fuoco del Teatro degli Orrori. Un signor concerto di una band senza uguali di cui abbiamo bisogno più che mai. Grazie.
“Un sogno così bello che non ci credo”
La scaletta del Concerto
- Vita mia
- Dio mio
- E lei venne!
- Disinteressati e indifferenti
- Due
- È colpa mia
- Lavorare stanca
- La canzone di Tom
- Direzioni diverse
- Il Terzo Mondo
- Vivere e morire a Treviso
- Majakovskij
- Io cerco te
- Il lungo sonno (Lettera aperta al Partito Democratico)
- Non vedo l’ora
- Compagna Teresa
- Padre Nostro
- A sangue freddo
- Mai dire mai
- Lezione di musica
- Maria Maddalena
Articolo e foto di Ginevra Baldassari
Ringraziamo Tatiana di Magellano concerti