Ieri sera i Thirty Seconds to Mars hanno regalato uno spettacolo unico al pubblico di Milano, ecco i migliori momenti dello show
Quella di ieri sera all’Ippodromo è stata la prima delle quattro date italiane previste per questa estate della band che dal ’98 regna sovrana nel panorama mondiale dell’alternative rock.
Seguiranno altre quattro date perché, in fin dei conti, lo stesso Jared Leto ha ammesso che ama l’Italia dal profondo del cuore, quindi una data sola non bastava di certo. Per citare le parole di Jared di ieri sera “God bless Italy”.
Ripercorriamo insieme i migliori momenti della prima serata italiana e scopriamo di più sulla band che, dopo quasi 30 anni, ha saputo reinventarsi senza mai perdere la propria autenticità.
Thirty Seconds to Mars: carisma, talento e condivisione
Quando si pensa ai Thirty Seconds to Mars molto spesso si cade in errore. Molti ricordano la band principalmente per il brano The Kill (Bury Me), indiscutibile grande successo del 2005 che ha a tutti gli effetti consacrato l’ascesa del gruppo statunitense. Altri riconducono il successo della band alla forte personalità e alla brillante carriera da attore del frontman Jared Leto.
La verità? I Thirty Seconds to Mars sono molto di più di una canzone ben riuscita e di un frontman di talento e ieri sera lo hanno dimostrato regalando ai fan presenti una setlist studiata ed eseguita a regola d’arte.
Un viaggio tra passato e presente
Lo show ha avuto inizio con Monolith, con la sua intro strumentale che non ha fatto altro che aumentare l’attesa e fare trattenere il fiato ai presenti fino a quando Jared Leto non è salito sul palco. La presenza scenica di un artista come lui è qualcosa di innegabile, l’aspetto interessante però è che Jared può essere protagonista sul palco ma sceglie di essere co-protagonista. Il suo obiettivo è quello di fare in modo che il pubblico si connetta con la band, non solo con lui e il risultato è quello sperato.
Ecco perché nell’arco della serata non sono mancate battute per coinvolgere gli altri membri del gruppo, tra cui suo fratello e co-fondatore della band Shannon Leto, e numerosi fan fatti salire sul palco per condividerlo, per distruggere la quarta parete, per fare cadere ogni tipo di distanza e finzione. La grandezza di un artista, d’altra parte, sta nel suo saper brillare da solo senza mai oscurare gli altri, saper condividere il palco anche quando avrebbe tutte le capacità per poterlo tenere da solo.
A seguire, la band ha scelto di far fare un viaggio nel tempo ai fan più storici, con canzoni come From Yesterday, A Beautiful Lie e Attack, insieme a brani più recenti e molto amanti dal pubblico, specialmente in versione live, come Walk on Water e Rescue Me.
Le canzoni più storiche non potevano mancare e il motivo ce lo ha spiegato Jared durante la serata con ironia “Sono vecchio, quindi ho vecchie canzoni”, ma la verità è che i Thirty Seconds to Mars ci regalano grandi successi dai primi anni 2000 e il loro repertorio è molto più ampio di quanto le persone pensino. Questa scaletta è servita per ripercorrere la storia della band, dagli esordi fino alle canzoni più recenti del nuovo album come Stuck, mettendo in luce l’evoluzione musicale del gruppo.
Non è una scaletta che segue una timeline – anche perché la tanto amata The Kill viene lasciata come penultima nonostante risalga al 2005 – ma è un viaggio nelle molteplici personalità della band e nella loro sperimentazione artistica a metà tra rock ed elettronica, con qualche momento più intimo e struggente.
Perfezionismo, intimità e “I want you to stay”
Durante la serata molti fan sono stati fatti salire sul palco (oltre a tutti i fotografi schierati sotto palco), il motivo? Oltre all’aspetto di condivisione che citavamo poco fa, la sensazione è che Jared Leto cerchi un certo tipo di legame con chi lo ascolta, che voglia raccontare una storia ma, nello stesso tempo, rendere i presenti i veri protagonisti di quest’ultima, che sia facendoli salire sul palco o trascinandoli all’interno di una canzone.
Non servono grandi effetti scenici per riuscirci: basta anche solo la sua voce, come accade nella versione acustica di Hurricane – che sicuramente ha risvegliato molti piacevoli ricordi del videoclip uscito 14 anni fa – o la combinazione voce-chitarra scelta per Alibi e rifatta un paio di volte perché per problemi tecnici non stava venendo come voleva Jared.
A stupire il pubblico milanese ci ha pensato la cover di Stay di Rihanna, brano che Jared ha saputo reinterpretare in una versione ancora più personale e struggente, prima di tornare ai suoi grandi successi con A Beautiful Lie e ai suoi brani più recenti marcatamente più elettronici come Hail to The Victory.
The Kill e Closer to the Edge: il degno finale dello show
Non si può negare che The Kill fosse il brano più atteso dal pubblico. D’altronde, ancora oggi, gira sui social come se fosse uscito ieri il famoso video del making off e della prima incisione del singolo, con un giovanissimo Jared Leto a fare da protagonista.
Il brano nel 2005 è stato accompagnato da un videoclip incisivo che – come gran parte dei videoclip della band – somiglia più and un film che a un video musicale, anche grazie alle capacità interpretative di Jared che tutt’ora gli procurano svariati premi cinematografici. Il videoclip (omaggio al film Shining di Stanley Kubrick) mostra efficacemente il tema del doppio, del ritrovarsi davanti una versione di noi stessi che ci è familiare ma che ci inquieta nello stesso tempo.
Ecco come Jared aveva descritto il singolo ormai anni fa:
“Riguarda davvero una relazione con te stesso. Si tratta di affrontare la tua paura e di affrontare la verità su chi sei”.
La canzone, una volta uscita, è rimasta nella classifica Modern Rock Tracks di Billboard per la bellezza di 52 settimane. Quindi capite bene che non poteva mancare in scaletta.
La serata si è poi conclusa con Closer to the Edge, con cui la band ci ha ricordato che un giorno forse ci incontreremo di nuovo:
No, I’m not saying I’m sorry
One day maybe we’ll meet again
Setlist completa del concerto di Milano
- Monolith
- Kings and Queens
- Up in the Air
- Walk on Water
- Rescue Me
- Night of the Hunter
- Hurricane
- From Yesterday
- Do or Die
- This Is War
- Was It a Dream?
- Alibi
- Stay (cover di Rihanna)
- A Beautiful Lie
- Hail to the Victor
- Attack
- Stuck
- The Kill (Bury Me)
- Closer to the Edge
Chi sono i Thirty Seconds to Mars?
Può sembrare ironica la domanda, eppure molti, come abbiamo anticipato, tendono a sottovalutare i Thirty Seconds to Mars, riconducendoli unicamente al loro frontman o ad una canzone di successo. La scaletta proposta e lo show di ieri dimostrano che sono molto di più, ma lo fa anche la loro storia che ripercorriamo brevemente per renderle omaggio.
La band nasce nel 1998 a Los Angeles per volontà dei due fratelli Leto, Jared (voce e chitarra) e Shannon (batteria). La scelta del nome non è stata casuale. Ecco come i due fratelli l’hanno spiegata ormai più di 20 anni fa:
“Abbiamo trovato su internet delle teorie di un professore di Harvard, riguardanti una tecnologia sempre più avanzata. Una delle sotto teorie si chiamava Thirty Seconds to Mars e noi l’abbiamo scelta perché ci sentiamo a 30 secondi da Marte e secondo noi questo nome rappresenta bene la nostra musica.”
Jared non ha mai voluto sfruttare la sua fama da attore per ottenere successo nel mondo della musica, tanto che ha sempre rifiutato di esibirsi in locali che pretendevano di sfruttare il suo nome più che quello della band per attirare pubblico.
Discografia e record infranti
Il primo album uscito nel 2002 “30 Seconds to Mars” con un animo più cupo e rock ha sancito l’inizio della carriera della band, seguito a ruota dal secondo album nel 2005 “A Beautiful Lie”, contenente anche la traccia di The Kill, un album che ha richiesto alla band tre anni di lavoro, portandoli a lavorare a 40 tracce poi condensate nelle 10 che l’album contiene ad oggi.
Con questo album hanno spopolato nel mondo affermandosi come una delle più influenti band dell’alternative rock contemporaneo. Ma l’evoluzione del gruppo non si è mai fermata, hanno continuato a sperimentare con elettronica e con suoni più orchestrali e “cinematografici” come quelli che ritroviamo in This is War.
I Thirty Seconds to Mars detengono il Guinness World Record per il maggior numero di spettacoli dal vivo eseguiti durante un singolo ciclo di album, con un totale di 309 spettacoli nel mondo per “This is War”.
L’ultimo album rilasciato nel 2023, It’s The End Of The World But It’s A Beautiful Day non è altro che la conferma delle svariate sfumature di questa band che da più di 25 anni orbita attorno a Marte senza raggiungerla, portandoci insieme a loro in questo viaggio sospeso nello spazio.
“La musica mi ha cambiato la vita”
Chiudiamo con le parole di Jared Leto, pronunciate in occasione del rilascio di It’s The End Of The World But It’s A Beautiful Day, che forse sintetizzano meglio di come potremmo mai fare noi il suo rapporto autentico, viscerale ed emotivo con la musica e tolgono ogni dubbio rispetto al fatto che non stiamo parlando di un attore che ha voluto sfruttare il suo successo per fare musica, ma di un artista che ha trovato un nuovo modo di esprimersi e in qualche modo di salvarsi:
“La musica mi ha cambiato la vita. Mi sono rivolto alla musica nei momenti di disperazione ed è la colonna sonora delle nostre vite per me, soprattuto quando ero più giovane e avevo bisogno di qualcosa a cui aggrapparmi. Era un’amica, una compagna e mi ha insegnato molto sulla vita. A volte, devi distruggere il tuo passato per andare avanti, e credo che sia importante per un artista sperimentare ed evolversi, altrimenti le cose si bloccano e muori.”
Evoluzione, autenticità, presenza scenica e connessione: ecco come definire i Thirty Seconds to Mars dopo ieri sera e dopo quasi 30 anni di carriera.
Le prossime date in Italia dei Thirty Seconds to Mars
Dopo la primissima data di Milano, i 30 Seconds to Mars intratterranno il pubblico italiano per altre quattro date:
- Giovedì 3 luglio: Gorizia, Piazzale della Casa Rossa
- Sabato 5 luglio: Lucca, Piazza Napoleone
- Domenica 6 luglio: Napoli, Arena Flegrea
- Martedì 8 luglio: Alba, Piazza Medford
Ringraziamo Live Nation e Leonardo Pinzuti di The Hive Project per averci permesso di assistere allo show.
Live Report a cura di Alessia Barra
Foto di copertina: William Bruto